Traccia per una soluzione
del problema dell’ILVA di Taranto
Lorenzo Matteoli
18 Novembre 2019
L’eredità tragica di una cultura degli anni 1950-60 che oggi sembra assurda, acefala, mostruosa, ma allora era l’emblema dell’impresa italiana di Stato. Nessuna preoccupazione ambientale, nella committenza Italsider, nella committenza politica, nell’amministrazione cittadina. L’unica spinta /motivo era l’occupazione, e le tonnellate di acciaio che la cultura Italsider passava come parametro di modernità: la civiltà di un paese si misurava in tonnellate di acciaio per abitante prodotto.
La responsabilità dell’errore è politica e nazionale.
Così si è costruito e si è fatto funzionare per 60 anni il Quarto Centro Siderurgico Italiano a Taranto: nel centro della città. Che è stato per 60 anni il mostro cancerogeno della città (i.e regione), il luogo di 15 mila posti di lavoro (più l’indotto), la struttura portante del manifatturiero italiano a valle della siderugia (auto, edilizia, elettrodomestici, ferrovie, treni, …). In gergo downstream.
Chiuderlo oggi vuol dire mettere in crisi tutto il sistema industriale italiano.
Mantenerlo in funzione significa migliaia di morti per tumori vari per i prossimi n anni.
Una decisione che richiede visione e progetto lanciati su una prospettiva di 15 anni almeno del valore di qualche migliaio di miliardi di Euro. Vanno stabilite le priorità e su quella base va disegnata una traccia risolvente. Da lì bisogna andare avanti. Ecco la mia proposta per pensare.
Le priorità?
- La vita statiscamente certa degli abitanti della città. I morti per tumore devono essere contenuti nel numero della statistica media italiana.
- La sussistenza occupazionale o meno della forza lavoro attuale va finanziata
- La continuità del sistema industriale italiano dipendente dall’acciaio va garantita
- Il risanamento ambientale della regione intorno a Taranto è condizione ineludibile.
- La ricostruzione della capacità produttiva della siderurgia italiana è l’obbiettivo finale
Traccia di soluzione proposta:
- chiusura immediata dell’impianto di Taranto
- garanzia della continuità del downstream industriale con contratti pluriennali di fornitura dell’acciaio da Cina, Russia e Giappone o altri potenziali produttori di acciaio nel mondo
- salario di emergenza alle maestranze sospese, riqualificazioine, ricollocazione, prepensionamento.
- progettazione e costruzione della capacità produttiva della siderurgia italiana con standard attuali di assoluta coerenza ambientale a Taranto o altrove, non necessariamente in Italia, noi necessariamente in Europa.
- Organizzazione dell’appalto dell’intera operazione.
Il programma pluriennale (10-15 ) anni va negoziato con l’Unione Europea, con il Fondo Monetario Internazionale con la Banca Centrale Europea e la Banca Mondiale.
Lorenzo Matteoli