Pandemia, Democrazia, Appartenenza, emozione 25 Aprile 2020

Niccolò Machiavelli: un monumento dei valori istituzionali

Si faranno studi, in futuro, sulle conseguenze dell’isolamento che in molti paesi è stato imposto per contenere la diffusione della pandemia del coronavirus (Covid19).
Conseguenze economiche, finanziarie, sociali, sulla cultura di governo e sul comportamento di individui e società. 

Sarà interessante leggerli.

Qualche osservazione si può fare anche subito, nel pieno corso della crisi, anche senza aspettare. Non solo “si può fare” si deve fare.

Ezio Mauro oggi conclude il suo editoriale, drammatico, su La Repubblica con queste parole: 

Nella teoria politica il potere che fuoriesce dall’equilibrio istituzionale si chiama assolutismo, il potere che cancella i suoi limiti, autoritarismo. Qu siamo. La paura crea l’emergenza: il potere la usa, per deformare i suoi confini. Quando succede è l’infezione della democrazia.

Qui siamo e da qui bisogna partire. Anche nei paesi nei quali la istituzione della democrazia è affermata e storicamente solida, la infezione pandemica da virus si è trasformata in “infezione della democrazia”.  In modo gravissimo e irreparabile in alcuni paesi già avvelenati dal sovranismo populista, in modo sottile e preoccupante in altri paesi non ancora (totalmente) compromessi da quel veleno.

Il processo che trasforma la diffusione dell’infezione da virus biologico in “infezione della democrazia” è trasparente: il pericolo della diffusione non controllata dell’infezione biologica richiede interventi drastici dei governi. Chiusura di tutte le attività che possono essere chiuse, azzeramento della libertà personale dei cittadini: mobilità, aggregazione, servizi, frequentazione di luoghi pubblici. Assunzione di poteri eccezionali da parte dei governi centrali, azzeramento dei poteri e delle competenze delle amministrazioni locali. Non è difficile inquadrare in queste misure la forte potenzialità di abusi strumentali e l’enorme opportunità di orientare tutti i dispositivi necessari per la sicurezza “biologica” in dispositivi di controllo politico e sociale ulteriori rispetto alle esigenze necessarie per bloccare la diffusione del virus. Che è precisamente quello che si sta verificando in modo più o meno intenzionale nei diversi paesi, ma che, anche con le migliori intenzioni, resta una potenzialità letale per la democrazia.

Le procedure per controllare e bloccare le epidemie e la loro esplosione pandemica sono due: 

A.Rallentare con misure non drastiche la diffusione della patologia, in modo da non sovracaricare le strutture sanitarie, senza penalizzare fasce della popolazione e senza danneggiare irreversibilmente le infrastrutture produttive Un cenno quantitativo, quando vaccini non esistevano ed il sistema immunologico non era veramente conosciuto, l’influenza del ’19, la spagnola, 500 milioni di contagiati, 80 milioni di morti, popolazione mondiale 2 miliardi – prezzo immane ma non vi era scelta.  Consentire un minimo di contatto fra gli individui, vettori e non, rende la specie gradualmente meno fragile alla presenza del patogeno – antigen virali vengono espressi e qualche anticorpo creato, si tratta una vaccinazione strisciante, lenta, non controllata. Viene generato un virus di contrasto con grande variabilità di anticorpi che non garantisce immunità immediata, ma la specie gradualmente si immunizza accelarando la risposta immunologica umorale e fortificando la risposta immunologica cellulare, meno specifica ma piu rapida, ore/giorni invece che molti giorni.  Questa è quella che viene definita immunità di gregge: che si raggiunge quando una percentuale di soglia dei membri del “gregge” è immune per avere prodotto gli anticorpi capaci di bloccare ogni nuova infezione per un lungo periodo di tempo[1].  Se la guarigione dall’infezione non conferisce immunità questa procedura è catastrofica.

B. Controllo, isolamento e terapia dei contagiati e riduzione possibilmente totale di contatto fra i soggetti della comunità in modo da prevenire il trasferimento “sociale” del virus.  Si basa su quattro principi: verifica di presenza di antigen, verifica di presenza di anticorpi, tracciamento al vettore originale, sequestro del contagiato.

Tutte e due le procedure richiedono che la società colpita dalla pandemia abbia una forte struttura sanitaria territoriale fissa e flessibile in grado di trattare tempestivamente tutti i contagiati garantendo il minimo di esisti letali. Se applicabile in modo efficace la procedura A riduce il danno economico e sociale in quanto nessuna attività del PIL viene fermata. 

Anche la procedura B richiede una forte struttura sanitaria territoriale fissa e flessibile in grado di individuare con il massimo anticipo possibile i contagiati, isolarli e curarli. Rispetto alla procedura A abbrevia i tempi per l’appiattimento della Gaussiana di diffusione della pandemia. Peraltro la chiusura delle attività comporta danno economico a breve, medio e lungo termine: le attività e gli esercizi colpiti devono essere risarciti dalla mano pubblica in quanto la chiusura della loro attività è di fatto un servizio che rendono al pubblico.

La decisione fra le due procedure, o sulle eventuali loro diverse combinazioni sul territorio e nel tempo devono essere informate da una sistematica analisi della pandemia attraverso la creazione di modelli what-if, analisi differenziale dell’andamento delle curve, proiezione degli andamenti possibili delle curve nel futuro a breve e medio termine. Tutte analisi che richiedono assoluta trasparenza dei dati, rapide decisioni esecutive, feed-back e continue correzioni tattiche. Per la procedura B la graduale ripresa delle attività deve essere informata da analisi costi-benefici fra numero di contagi/decessi e danni derivanti dalla mancata produzione. 

Manca allo stato attuale una intelligenza politica ai vari livelli di governo del territorio in grado di modulare, con le opportune informazioni, i processi epidemiologici e quello sociali e produttivi.

La caratteristica delle decisioni da prendere è strategica: sono decisioni che richiedono programmazione e attrezzatura dei territori e delle infrastrutture che impongono tempi lunghi e investimenti consistenti.

La struttura sanitaria per le due procedure deve essere capace di gestire punte di decine di migliaia di contagiati che esigono isolamento e terapie intensive polmonari, gastro intestinali, cardiologiche, ematologiche deve essere predisposta, il personale medico e paramedico deve essere preparato e protetto. La gestione dell’emergenza non può condizionare la gestione del servizio sanitario corrente oltre limiti definiti e controllati.

La procedura B comporta costi non indifferenti per l’interruzione di interi settori produttivi e di servizi per lunghi periodi di tempo (mesi) che vanno risarciti dalla mano pubblica. Non sarà comunque possibile controllare l’aumento della disoccupazione il cui peso sul sociale dovrà essere coperto da contributi ad personam per tempi difficilmente programmabili. La valutazione dei costi sociali, economici, finanziari e strutturali delle due “procedure” deve essere oggetto di progetto tecnico e politico dettagliato.

[1] Condizione necessaria è che il vaccino sia efficace e che la guarigione dal contagio abbia prodotto anticorpi efficaci a bloccare l’infezione. 

***

Ci sono inoltre conseguenze culturali non quantificabili economicamente, ma di enorme potenziale portata etica, sociale e politica. Conseguenze specifiche e diverse per le due procedure. Il trauma dell’emergenza, il pericolo individuale e sulla famiglia, la riflessione esistenziale indotta dall’isolamento e dal blocco delle attività, impongono modifiche di atteggiamenti, di comportamenti, di emozioni e di sensibilità. Un processo traumatico che trova riscontro nella percezione dei “valori”. 

Nella recente esperienza della pandemia covid19 una rappresentazione di questa interferenza “valoriale” si è avuta con la sensibilità e la reazione emotiva al 25 Aprile in Italia (75esimo Anniversario della Liberazione) e con il 25 Aprile in Australia (101esimo ANZAC Day). L’esigenza di appartenere, di fare parte, di condividere, la forte commozione provocata da questo sentimento dovranno trovare una immagine, una figura di identificazione, una narrativa etica, culturale e, alla fine, politica, nel senso alto del termine, chiarissima per la lunga tradizione storica in Australia che, allo stato attuale, è difficile riconoscere per l’Italia, in drammatica sofferenza di interpreti.
La responsabilità della scuola, dall’asilo all’università, per la formazione della conoscenza e del rispetto delle istituzioni dello Stato democratico e sociale nelle giovani generazioni ha il valore di una religione laica, è drammaticamente, colpevolmente mancata negli ultimi 50 anni in Italia e va ristabilita con mandato di assoluta priorità.

lorenzo matteoli


[1] Condizione necessaria è che il vaccino sia efficace e che la guarigione dal contagio abbia prodotto anticorpi efficaci a bloccare una nuova infezione. 


Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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Una risposta a Pandemia, Democrazia, Appartenenza, emozione 25 Aprile 2020

  1. sumisuraitaly ha detto:

    un punto interessante! grazie Lorenzo come sempre i tuoi articoli sono grandi spunti di riflessione
    Monica

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