
Emilio Gentile ne “Il Capo e la Folla” (Laterza editore) scrive:
“I caratteri specifici della folla sono la suggestionabilità, l’incapacità di ragionare, l’esagerazione dei sentimenti, il semplicismo delle opinioni e altre caratteristiche che apparentano la folla a un bambino o agli esseri primitivi per la “facilità a lasciarsi impressionare dalle parole e dalle immagini, a farso trascinare in atti lesivi dei suoi più evidenti interessi” “.
In questa sintetica analisi/definizione si trova la spiegazione dei motivi per i quali soggetti ignoranti, millantatori, bugiardi vengono preferiti dalle masse rispetto a soggetti seri, moderati, competenti, sinceri e capaci.
La letteratura sul tema è ampia a partire dal classico saggio di Gustave Le Bon (1895) “Psicologia delle folle” per arrivare al nostro Elias Canetti “Massa e potere” (Adelphi 1960).
La storia dei dittatori (Hitler, Mussolini, Stalin, Franco, Salazar…) documenta, tragicamente, e conferma la realtà di quelle teorie. Il motivo vero per cui non c’è mai stata né ci sarà mai la rivoluzione dei “moderati”, e per cui la democrazia è un istituto fragile che va continuamente tutelato e difeso.
Il problema è la struttura e il luogo dell’impegno della classe “intellettuale” nella società: denunciare e combattere la demagogia stupida e disonesta, il simplismo dei capipopolo, il pericolo dell’ignorante arroganza al potere.
Oggi più che mai vero e praticato con l’ausilio di mezzi di enorme potenza comunicativa, mai prima di oggi disponibili.
Lorenzo Matteoli
