Si incontrano al surreale tavolo negoziale Conte, Zingaretti, Dimaio, Renzi e Speranza(?).
Giuseppe Conte deve difendere, nei limiti del possibile, la linea sostenuta finora (Task Force per la guida dei programmi di spesa, manager e tecnici esecutivi). L’accusa è di volere un potere di vertice, zero collegialità, bypass del Parlamento, processi decisionali al di fuori della burocrazia istituzionale. Il tutto in nome di una, opinabile, ipotesi di maggiore efficienza nella gestione della spesa.
Le richieste delle controparti al tavolo sono pesanti: cercheranno di imporre niente Task Force, niente manager, maggiore collegialità decisionale, ritorno ai centri di spesa istituzionali dei vari ministeri e del governo.
Secondo il Premier Conte questa sarebbe la fine dell’ipotetica efficienza e capacità di spesa e comporterà per l’Italia enormi difficoltà con le procedure di controllo di Bruxelles (la Troika o un suo supplemento).
Comunque, se si apre un tavolo di negoziati, bisogna negoziare.
Per il PD Zingaretti chiederà ruolo politico della sua segreteria sempre più affannata. Per i 5Stelle Dimaio farà pasticciate e confuse richieste di impronta demagogica per i progetti di spesa e chiederà “poltrone” e ruoli di “manager” per accontentare la voracità delle mafiette stellari e per acquisire consensi nella quotidiana lotta intestina che è la squallida marca del gregge stellato. Renzi per Renzi chiederà riscontro e visibilità, importanti emendamenti ai progetti di spesa, una struttura gestionale con una task force che non si chiamerà più task force, molto simile a quella proposta da Conte, ma in salsa renziana probabilmente cucinata da Maria Elena Boschi, per la sua sicura competenza finanziaria (e culinaria). Per la sinistra-sinistra (ex LEU) il Ministro Speranza, forse il più preciso, coerente e libero, chiederà più progetti e più soldi per la Sanità.
Tutto sommato un mercato delle vacche gestibile al tavolo negoziale immediato, solo con qualche problema per la gestibilità futura della mega-spesa. Nella storia dei governi italiani questo genere di spartingaglia è supportato da una solida, secolare esperienza. Conte non dovrebbe avere difficoltà, anche assistito dall’urgenza (i.e. non possiamo perdere il treno). Ma ci sono anche buone probabilità che, alla fine, le decisioni siano migliori, i progetti di spesa più realistici e verificati e i nodi politici meno spinosi, con buona pace di Bruxelles.
Se invece ci fossero difficoltà e queste fossero insanabili: vivremo tempi interessanti e, allo stato attuale poco prevedibili (Conte 3, nuova maggioranza con inciuci vari, nuove elezioni etc.)
L’ipotesi più divertente da analizzare è quella delle nuove elezioni, anche perché questa ipotesi informa e condiziona le altre subordinate.
Sono in gioco queste percentuali di voti conseguenti alle forti migrazioni possibili:
- 15%-20% di voti grillini disgustati
- 7%-10% di voti leghisti disgustati
- 5%-8%. di voti PD disgustati
- 3% di voti berlusconiani disgustati
- 3% di voti sinistrasinistra disgustati
Un “pacco” di voti fluttuanti complessivo del 30%-33% dell’elettorato italiano, a questi si devono aggiungere un buon 8% di voti degli assenteisti che tornano al voto data l’emergenza: un totale che potrebbe essere del 40%, malcontato.
Una “valanga” che potrebbe sovvertire il profilo politico del Paese, se non ci fossero compensazioni incrociate.
Si possono fare previsioni di grande massima presumendo un generale spostamento verso il “centro”. Gli elettori si sposteranno da sinistra e da destra verso un ipotetico “centro”.
Fratelli d’Italia raccoglierà una frazione dei fuoriusciti dalla Lega. Il Partito di Renzi non guadagnerà molti voti perché in genere gli Italiani non premiano mai i “rompicoglioni” ma in qualche modo verrà premiata la “vivacità creativa”.
Calenda potrebbe essere un importante beneficiario della “valanga” insieme a un ipotetico PD capace di vestirsi di “centro”, magari con le “sardine”?
Sintesi possibile:
Destra: Lega (al 21%), Meloni (FdI 14%), Forza Italia (6%) (41%)
Sinistra: PD (al 23%), Calenda (6%), Partito di Renzi (5%), 5Stelle (7%) (41%)
+Europa (6%)
assenti (15%)
Una maggioranza sul filo del rasoio al centrosinistra con Emma Bonino “ago della bilancia”. Se accetta. Su questi numeri si può molto ragionare.
A sinistra si può sostenere una maggiore resistenza dei 5Stelle e un maggiore successo del PD. A destra un generale maggiore successo dei tre partiti. Nulla di sconvolgente comunque.
Con questi numeri è ovvio che nessuno, in questo momento abbia grande voglia di nuove, elezioni: tutti sperano di andare meglio nell’arco di pochi mesi. Più degli altri i grillini.
Intanto, mentre al governo ci si letica sul rosso e sul giallo, in Italia si muore: mancano gli organici, mancano i medicinali, mancano le attrezzature di protezione personale.
Chi ha più di 75 anni e viene ricoverato corre forti rischi di non tornare a casa.
L’Italia si avvia ad essere il paese dove la probabilità di morire di COVID è la più alta al mondo.
Un primato chiaramente dovuto alla responsabilità politica dei vari livelli di governo centrale, regionale urbano: contraddizioni, confusione, conflitti tra Roma, Regioni e Città.
L’Italia, mai come oggi, merita di meglio: il rischio è di passare dalla padella alla brace dell’ignoranza negazionista e complottista dei no-masc, no-vax, di quelli che “non c’è un cazzo di COVID”, i morti sono tutti inventati, è un cazzo di influenza come le altre, il COVID non esiste, è tutta n’a stronzata, ci impongono la dittatura sanitaria…
Andare a vedere: