RICOSTRUIRE UNA CULTURA DI GOVERNO

Mario Draghi

Non è facile definire il significato del termine “cultura di governo”.  Il processo che caratterizza la formazione di decisioni di rilevanza sociale ed economica nazionale. Decisioni, di un governo, che comportano conseguenze per la vita di milioni di cittadini per durate di tempo al limite esistenziali, quando non generazionali (i.e. relative al debito sovrano del Paese, o all’ambiente fisico, geografico, geologico, all’educazione, alla sanità alla giustizia…).
Con questa nota voglio richiamare l’imperativo di competenza, responsabilità, coerenza, che l’assunzione di queste decisioni comporta, la indispensabile visione di lungo termine a fronte dei sacrifici imposti sul breve termine, la chiarezza delle implicazioni per il pubblico che le dovrà subire/supportare, la chiarezza delle modalità esecutive tattiche e strategiche, i valori di riferimento e la relativa partecipazione sociale.

Non basta certamente lo spazio di un commento sul blog o di una riflessione estemporanea per svolgere l’argomento: la breve evocazione esposta dovrebbe consentire una seria riflessione a chi legge. A me serve e interessa per trattare, con la consueta sintesi dei miei pensierini, due punti: 

a. come si è dequalificata negli ultimi trenta/quarant’anni in Italia la “cultura di governo”;
b. cosa è necessario impostare per recuperare e ricostruire un processo di formazione delle decisioni di governo qualificato da competenza, responsabilità e coerenza.

Il degrado della cultura di governo è una delle conseguenze del degrado dell’istituto della democrazia. Dove questo è un fenomeno che ha investito tutto il mondo istituzionale a seguito dell’annullamento dell’effettivo riconoscimento e assunzione della rappresentatività delegata dal voto. Per un complesso di fenomeni, molti dei quali connotati da una circolarità causale, i rappresentanti delegati dal voto elettorale, non sono in grado di assumere la responsabilità della delega o ne sono impediti. Il processo decisionale, svuotato dalla responsabilità dei delegati, si svolge in una caotica palude procedurale nella quale non sono individuabili i soggetti politici competenti. Prevalgono le categorie della visibilità mediatica e quindi della popolarità e demagogia delle decisioni rispetto al loro sostanziale contenuto e conseguente portata. Gli slogan e le battute da comizio sono più importanti dei contenuti, delle modalità esecutive, delle responsabilità istituzionali e personali.

Alcuni dei fenomeni “circolari” evocati sono la prevalenza invadente dei media per necessità commerciali settari e manipolatori, la scomparsa dei partiti come luogo di critica e formazione dei quadri a seguito della crisi etica dei Partiti degli anni 80-90 (e della soluzione poliziesca imposta da Dipietro), la sostituzione da parte dei talk show televisivi dello spazio di dibattito effettivo con uno spazio di dibattito fittizio e manipolato, la crisi della “scuola” come istituto delegato alla formazione dei cittadini.

Queste dinamiche hanno funzionato in modo continuo per gli ultimi trenta/quaranta anni strutturando la attuale situazione: una classe dirigente politica incompetente, prodotto di un sistema di formazione/selezione dequalificato, il dibattito politico sostituito da un caos di soggetti scomposti, nel quale prevale chi urla più forte lo slogan più demagogico.

Cosa è necessario impostare per recuperare e ricostruire un processo di formazione delle decisioni di governo qualificato da competenza, responsabilità e coerenza. 

  1. Una scuola capace di formare i cittadini e di insegnare a informarsi, a pensare, a elaborare criticamente la loro capacità di valutare e di scegliere.
  2.  Una informazione plurale e verificata da governo e opposizione.
  3. La cessazione del caos mediatico e del bombardamento settario del pubblico televisivo da parte dei Talk Show.
  4. Il recupero della funzione di formazione critica dei partiti, luoghi di analisi, di studio, e di elaborazione competente di linee politiche tattiche e strategiche.

    Tutti processi dagli effetti di lungo termine.

Nel breve termine è necessario porre fine alla quotidiana prostituzione di ministri e responsabili di partito che dichiarano, pubblicano, sanciscono, richiedono, tentano di imporre, operazioni, leggi, azioni di governo di contenuto incompetente, settario, demagogico, al solo scopo di guadagnare una effimera visibilità mediatica e di soddisfare la loro personale incontenibile, arrogante egolatria e di forzare in modo improprio la linea di governo. 

Il governo e i suoi ministri comunicano con il Paese solo attraverso conferenze stampa ufficiali: questa dovrebbe essere la prassi rigorosamente implementata.

Le opinioni di responsabili di partito dovrebbero sempre venire specificamente qualificate come personali e, a tutti gli effetti, non impegnative del governo.

La ricostruzione di una solida cultura di governo è la fondamentale responsabilità del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi.

lorenzo matteoli

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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