Un articolo di Bernard-Henry Levy, uno di Tahar Ben Jelloun su la Repubblica di oggi (25 Febbraio) introdotti da un commento di Anais Ginori portano in Italia la coda di un dibattito in corso in Francia sull’ ”islamo-gauchisme”.
La ministra dell’Istruzione Superiore Frédérique Vidal, secondo la quale l’islamo-gauchisme “incancrenisce tutta la società e l’università non è impermeabile”, ha chiesto al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (CNRS) di verificare “ciò che è ricerca accademica e ciò che è militante”.
La Conferenza dei rettori delle università francesi ha criticato la ministra, paventando il rischio di censura per importanti campi di ricerca sul razzismo e sul colonialismo.
600 docenti hanno firmato una petizione che denuncia una caccia alle streghe e chiede le dimissioni della ministra Vidal.
Altri intellettuali restano convinti che una parte della sinistra utilizzi le discriminazioni passate o presenti di cui sono vittime i musulmani in Francia per chiudere gli occhi sulle derive dell’islamismo nei confronti dei valori come la laicità o i diritti delle donne.
Bernard-Henry Levy denuncia la “malafede” degli attacchi contro la Ministra Vidal che si è preoccupata, scrive il filosofo (dopo trenta anni non più “nuovo”, ma solido riferimento culturale in Europa), “del sostegno sempre più ampio che trova l’islamo-gauchismo nelle università francesi!”
Levy è chiaramente d’accordo con le preoccupazioni della Ministra e cita tre gravi conseguenze dell’islamo-gauchismo:
- Strumentalizzazione dei francesi di origine musulmana che sono diventati i fanti di una lotta “antisistema” che, il più delle volte, non gli appartiene;
- Rafforzamento al loto interno delle correnti più retrograde, oscurantiste e antifemministe dell’Islam;
- Indebolimento, in seno alla sinistra, delle tendenze rimaste fedeli all’eredità antitotalitaria dei dissidenti dell’Europa centrale, di Michel Foucault, di Claude Lefort e pochi altri.
Che lo spettro dell’islamo-gauchismo sia preoccupante è documentato dalle posizioni di un suo importante rappresentante (Houria Bouteldja) che sostiene che gli occidentali “sono tutti profittatori” che “una checca non è del tutto un uomo” e, la più offensiva, “che la Shoah è meno di un dettaglio”.
L’articolo di Tahar Ben Jelloun, secondo il quale l’islamo-gauchismo è Un’invenzione per seminare paura e discordia, cerca di mediare. Nello stesso tempo denuncia la confusione fra “islamismo” e Islam e il cliché violento con il quale viene marcato l’Islam e che “la dice lunga sulle paure che stanno avvelenando l’idea che la gente si fa della religione musulmana…(…) paura che è legittima (ma) non viene dalla religione musulmana, ma dall’ignoranza che coltiva l’odio e il razzismo”.
Tahar è un musulmano moderato, una categoria travolta dalla potenza delle immagini che vengono promosse da Al Qaeda e Daesh.
La preoccupazione della Ministra nasce dalla responsabile esperienza di quanto sia facile e rapido il passaggio dal dibattito teorico al sangue sui marciapiedi quando quel dibattito passa dalla sofisticata elitaria atmosfera degli istituti universitari alle folle imbarbarite dal fanatismo.
È bene che se ne discuta conclude Bernard-Henry Levy ed è giusto che la Ministra Frédérique Vidal sollevi il problema.

Lorenzo Matteoli