
Non si è mai verificata in Italia una situazione così strampalata.
Tre entità, l’ex PD, l’ex Lega, l’ex 5Stelle, politicamente indefinibili, culturalmente amorfe, ideologicamente spurie, si contendono il fantasma dell’elettorato moderato-liberal-progressista-populista-di sinistra italiano. Se questa definizione ha qualche significato in termini elettorali.
E poi c’è Draghi.
L’ex PD dalla storia gloriosa e complicata del Partito Comunista Italiano, travolto dal collasso del socialismo reale USSR, associato ai cattolici e ai resti della Democrazia Cristiana, integrato dai sopravvissuti a “mani pulite” del fu Partito Socialista Italiano, martoriato dalla crisi della Bolognina (Occhetto), rilanciato a qualche gloria da Berlinguer, trattato a cottura lenta da D’Alema, Veltroni, Renzi (che portò il partito al 40% nelle Europee del 2014), e oggi finalmente decotto al 18% con Zingaretti, alla disperata ricerca di una identità capace di superare tutti i problemi residuali della tormentata storia, che non sono pochi, aggravati dalla litigiosità dei corridoi, dei vecchi dinosauri e dei giovani turchi.
Lo vota, caparbia, la generazione in uscita (over 70) e qualche generoso 50enne.
L’ex Lega, nata padana con Bossi, diventa demagogica nazionale di cripto-destra con Salvini, con strane adiacenze con Casa Pound, picchiatori esplicitamente fasci, qualunquisti regionali, dagli ai migranti, arraffoni e ladruncoli di vario calibro (Savoini & C, commercialisti bergamaschi, 49 milioni fischiati). Non lontana dalla mafia in Calabria e in Sicilia con candidati compromessi. Nel 2021 si scopre Europea e Atlantica, al 100% con Draghi a parole, ma gli fa le scarpe con fronde negazioniste e dichiarazioni antieuro. La capriola bugiarda e strumentale di Salvini deve ancore essere metabolizzata dalla base sovranista, antieuro, antieuropea, sostanzialmente fascio-becera e non è detto che venga digerita. Salvini fa finta di niente e cerca voti con atteggiamenti demagogici offensivi che disgustano l’elettorato informato e decente, irritano Draghi, ma piacciono alla base becera con la quale il finto “capitano” si identifica.
Gli ex 5Stelle, nati nel 2005 con un manifesto ideologico “vaffanculo” mai elaborato in profondità, un distillato puerile di banalità demagogiche che peraltro convince il 30% degli elettori. Il “nulla” politico si impone sul vuoto. Dopo 15 anni di errori e fallimenti, litigi e farneticazioni sono oggi a un ipotetico 12% dell’elettorato (se va bene). Non si sa bene cosa vogliano e come intendano ottenerlo e si affidano a Giuseppe Conte per ricostruire una identità: moderata-liberal-progressista-populista-di sinistra. Ci lavorano Conte, Grillo, e Casalino. L’imperativo: vogliamo governare. Comunque. Il passaggio dei 5S dal “vaffa” al socialismo democratico non sarà senza strazianti spaccature. Chi nasce “vaffa” “vaffa” rimane.
Poi c’è Draghi che sta cercando di aggiustare la catastrofe prodotta negli ultimi dieci anni di demagogia leghista, puerilismo penta stellato e incertezza galleggiante-litigiosa del PD.
Tutti lo stanno a guardare con curiosità, interesse, speranze e scetticismo…a seconda.
Se ci riesce governerà l’Italia per i prossimi 15 anni, se non ci riesce saremo nella merda per i prossimi 20 anni.
lorenzo matteoli