
Da settimane Giuseppe Conte sta con-trattando la sua scalata al confuso vertice dell’assembramento sfilacciato di quello che resta del primo partito italiano al governo: gli ex 5 stelle.
Si tratta evidentemente di un negoziato confuso, complesso, saponoso anche perché l’ex Primo Ministro non sa bene con chi debba trattare per la oscurità confusa della sua controparte. I vertici dell’ex M5S si moltiplicano di giorno in giorno, nuove correnti, nuovi leaderini e leaderine spuntano nelle cronache quotidiane per scomparire nel giro di uno o due giorni e qualcuno nel giro di poche ore. L’avvocato Conte non è mai in grado di capire esattamente chi ha di fronte e ognuno dei cosiddetti effimeri “big” è a sua volta latore di proposte tra il velleitario, l’arrogante, il puerile e l’improbabile secondo la nota cultura del “non partito”. La situazione è poi resa ancora più surreale dalla conferma da parte dell’elevato Grillo della regola dei due mandati e poi a casa. Regola che elimina dai probabili interlocutori di Conte tutta la attuale “dirigenza” pentastellare Dimaio in testa.
Ai margini del traballante tavolo negoziale si muovono vari personaggi dai ruoli equivoci: Grillo, Casaleggio, Fico, Di Maio, Dibattista et al. e sta anche emergendo come possibile interlocutore il PD che ha dichiarato il suo interesse a considerare i 5Stelle (o quello che resta di loro) un interlocutore privilegiato per una possibile coalizione.
Cosa possa emergere dall’alleanza di un PD alla faticosa ricerca di una sua identità, diviso in parrocchie e sette, sbranato da vecchi dinosauri e giovani capibanda, con un assembramento di confusi qualunquisti della demagogia a scadenze settimanali, non è chiaro e forse non è nemmeno interessante.
La sensazione è di generico pericolo.
Questa fase del processo di disgregazione del quadro politico italiano è particolarmente confusa, dominata da personaggi mediocri, di scarso spessore culturale per non parlare di quello politico. Non si intravedono coaguli ideologici significativi.
L’unica figura con chiara identità, carattere, competenza e spessore è quella di Mario Draghi, sperare che non venga travolto dal confuso caravanserraglio che lo circonda è una linea obbligata.
lorenzo matteoli