
Dalai Lama
Forse sarebbe opportuno che il Premier Mario Draghi si occupasse della nostra politica estera e rimettesse in ordine la strategia complessiva che sembra oggi una ammucchiata residuale di situazioni pregresse, di iniziative obsolete, di visioni del mondo radicalmente superate e provinciali.
Di seguito alcuni punti che a mio avviso sono prioritari. Mi scuso per il taglio decisamente utopico: it is the dreamers that change the world.
Revisione della linea “atlantica”.
Nella continuità di una storica amicizia con gli Stati Uniti è urgente rivedere un complesso di atteggiamenti sinteticamente dipendenti da una subalternità acritica inefficace e pericolosa, in certi casi impudicamente vicina al servilismo, oggi decisamente obsoleta.
Vanno chiariti i nostri rapporti con i diversi attori nello scacchiere mediorientale dove gli Stati Uniti hanno imbastito nel corso degli ultimi venti anni una serie infinita di errori e si trovano oggi in una rete ambigua di alleanze e connivenze contraddittorie.
Con atteggiamento indipendente vanno ridefiniti gli interessi dell’Italia con Arabia Saudita, Iran, Iraq, Siria, Hezbollah, Palestina, Israele, oggi confusamente impastati con la confusa strategia USA sostanzialmente dettata dal petrolio e dal commercio di armi. Due temi sui quali gli interessi italiani non sempre corrispondono con gli interessi USA.
Revisione della linea Europea.
Si è delineata, e si va via via consolidando, in Europa una polarità netta fra la linea sovranista (Visegrad, Salvini, Le Pen Orban, Morawiecki, Kurtz…) e la linea Europa Federale (Francia, Germania, Belgio, Olanda, Scandinavia). È necessario chiarire, oltre ogni dubbio, la posizione italiana dopo le incertezze confuse degli scorsi anni di Dimaio e l’attuale arroganza del doppio gioco di Salvini. L’Italia è sicuramente per la linea Europa Federale e questo va sancito con autorevolezza. La linea Orban-Salvini-Morawiecki è pericolosamente reazionaria e di marca parafascista e va denunciata senza incertezze prima che diventi catastrofica.
Il chiarimento della linea politica interna della Unione Europea consentirà poi di chiarire anche la politica estera della Unioni Europea oggi inesistente.
Molte speranze si ripongono nel prossimo semestre di presidenza italiana dove Mario Draghi potrà svolgere in modo forte il suo ruolo di soggetto autorevole e competente.
Russia e Cina
Come conseguenza delle due revisioni “atlantica” ed “europea” vanno ridefiniti i nostri rapporti con Cina e Russia oggi in tendenza radicalizzati da una incomprensibile posizione di recupero della assurda “guerra fredda” degli anni 50/60/70. Questa tendenza è “obsoleta” e non è di interesse per l’Italia. Senza una ridefinizione della tendenza attualmente impostata dagli Stati Uniti una azione della periferia internazionale è molto difficile se non assolutamente inutile. L’Italia, nell’ambito Europeo, deve operare per la costruzione di un contesto politico culturale congruente con un “nuovo corso” strategicamente più coerente con una generale sinergia planetaria. Premessa necessaria: la denuncia del problema.
2020-3000
Saranno 80 anni caratterizzati da un immane fenomeno epocale: le grandi migrazioni dall’Africa e dalle regioni povere del Sud Est Asiatico e del Centro America. Fame, guerre, pandemie, dittature, diffusa catastrofe climatologica, alimenteranno un flusso di centinaia di milioni di persone dal terzo e quarto mondo verso Europa e America del Nord (USA e Canada). Non è un fenomeno che possa essere ignorato dalla comunità internazionale e non è un fenomeno che possa essere affrontato con strategie regionali o locali (muri, recinzioni, repressioni armate): impone una strategia planetaria, finanziaria, culturale, tecnologica, impostata su adeguate finestre temporali e specificamente disegnata. Vanno superati e risolti i motivi che determinano la necessità di emigrare.
Lasciare il fenomeno disatteso o, peggio, trattato dalle visioni razziste schematiche dei vari sovranismi regionali sarebbe un delitto equiparabile al genocidio.
La transizione dal capitalismo all’economia circolare sostenibile
Il capitalismo matrice di diseguaglianza deve virare verso una macroeconomia nella quale la libertà di impresa e il mercato non siano struttura di prevaricazione e sfruttamento.
Una rivoluzione culturale prima che macroeconomica, finanziaria e politica. Rivoluzione già tentata e già fallita più volte nella storia del Pianeta.
Vanno individuate altre strategie che non siano il comunismo poliziesco, le dittature pseudoliberali, la democrazia corrotta, l’imposizione militare.
Una strada molto lunga che dobbiamo cominciare a percorrere, se riusciamo a definirla.
lorenzo matteoli