MARIO DRAGHI E LA GUARDIA COSTIERA LIBICA

SAPERE PER INTERVENIRE

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi sicuramente conosce la tragica criminale realtà dell’operato della Guardia Costiera Libica. Sicuramente conosce la criminale realtà dei “campi” dei rifugiati in Libia.

Il Presidente Mario Draghi conosce anche il pesante inquinamento del problema da parte di “fake news” settarie che spingono la figura “criminale libica” per specifici interessi.

Sul problema va fatta chiarezza con informazioni obbiettive documentate per individuare le reali responsabilità e agire di conseguenza.

Allo stato attuale delle conoscenze, il suo “ringraziamento” in occasione della visita ufficiale in Libia può essere interpretato tenendo presente il profilo etico-culturale di Mario Draghi: assolutamente strumentale rispetto agli aspetti “criminali” e criticamente attento rispetto agli aspetti “positivi” della gestione dei campi e del comportamento della Guardia Costiera libica (finanziata dall’Italia).[1]

Ovvero, L’Italia deve prima di tutto “sapere” e quindi conquistare una situazione di solido controllo in Libia per intervenire sul problema in modo efficace, risolvente e corretto: sostegno alle situazioni positive e smantellamento delle gestioni criminali. Controllo dei campi con una forza multinazionale, modifica delle regole di ingaggio per il controllo dei barconi nel Canale di Sicilia, posizione di osservatori internazionali sui mezzi della Guardia Costiera Libica, perseguimento, denuncia e punizione di ogni comportamento criminale a tutti i livelli della gestione dei rifugiati in Libia. Supporto e promozione delle gestioni positive e civili.

Se questa linea non dovesse chiaramente emergere nel proseguimento dei negoziati per gli interventi dell’Italia in Libia, la responsabilità del Presidente Mario Draghi e del Governo Italiano sarebbero gravissime e intollerabili per la opinione pubblica internazionale.

Lorenzo Matteoli


[1] Denuncia Emma Bonino, leader storica radicale, già ministra degli Esteri e Commissario europeo, oggi senatrice di +Europa: “L’Italia ha pagato un prezzo per fermare con ogni mezzo, anche il più disumano, i flussi nel Mediterraneo. Non so se l’Italia è  mandante. Sicuramente è pagante: è il bancomat di queste operazioni insopportabili e lo fa scegliendo interlocutori che, come tanti casi di cronaca hanno dimostrato, erano i rappresentanti di organizzazioni criminali, compreso il famoso Bija, che se ne va in giro per l’Italia e pare che nessuno ne sappia niente”. E aggiunge:  “A me sembra che l’Italia continui a pagare una sorta di riscatto all’incontrario: paga i carcerieri, non per liberare gli ostaggi, ma per tenerli prigionieri, facendo finta di non sapere, mentre invece lo sa e lo fa. Quei soldi – sottolinea Bonino – finiscono dritti diritti a ai carcerieri dei lager libici solo per toglierci un problema”.

L’articolo è del 4 gennaio 2020. Un anno e 4 mesi dopo, l’inferno in terra è ancora così. 

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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