Sbarchi, strategie di lungo termine, grettezza della demagogia populista europea

Con l’estate e il bel tempo riprendono gli sbarchi dalla Libia e dalla costa Nord Africana alle coste  Sud dell’Europa.

Per quanto questo concetto sia stato ripetuto migliaia di volte da tutti coloro che hanno un minimo di competenza sul problema conviene ribadirlo:

Fino a quando nei paesi del quarto e quinto mondo si continuerà a morire di fame, guerre, torture di regimi polizieschi e sanguinari, violenze religiose di varia matrice (Sunnite, Wahabite Sciite, al Qaeda, Isis …), malattie, pandemie e pestilenze, miseria sistemica, ci saranno centinaia di migliaia di disperati che cercheranno una speranza d vita e saranno disposti a rischiare “whatever it takes” per conquistarla.

Questa banale drammatica, tragica, evidente realtà non sembra trovare alcuna comprensione nella opinione pubblica e politica dell’Europa dove la categoria dell’egoismo populista continua a considerare i disperati come “abusivi” e a condannarli o ad affogare nel Canale di Sicilia, o alle torture nei lager libici di stupratori, aguzzini, ricattatori, estorsori.

Il problema ha dimensioni geopolitiche planetarie, epocali, tempi secolari e richiede visione e azione congruente: geopolitica planetaria, epocale, tempi e strategie secolari.

Fino a quando l’Europa non sarà in grado di assumere queste responsabilità e si limiterà a misure tattiche congiunturali, il problema non sarà risolto.

La miseria dei demagoghi continuerà a raccogliere i voti dell’ignoranza e dell’egoismo cieco.

Conviene anche ricordare che nella maggior parte dei casi il problema ha origine dallo sfruttamento in quei paesi dei regimi coloniali inglese, francese, olandese, belga, tedesco, italiano, spagnolo, e portoghese.

Senza una visione lanciata su 50-100 anni a venire, congruenti investimenti strutturali nel quarto e quinto mondo, senza un progetto intercontinentale di consistente portata, i disperati continueranno a morire affogati nel Cimitero Marino del Canale di Sicilia, a morire di torture nei lager libici, a morire di guerre, fame e miseria nei loro paesi e a cercare comunque di fuggire rischiando “whatever it takes” per inseguire la loro tragica speranza.

Un macroscopico dettaglio sfugge alla grettezza del populismo egoista eurocentrico: l’Europa ha molto più bisogno dei migranti di quanto i migranti abbiano bisogno dell’Europa.

Qualcuno la informi.

lorenzo matteoli

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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