
La battuta volgare di Travaglio per l’applauso pecoreccio degli articolisti uno che il ministro Speranza ha qualificato come “infelice” (chissà come sono per lui le battute volgari se questa era solo infelice, chissà come si insultano in privato gli articolati uno: roba da far vergognare i camalli del porto) non dovrebbe essere commentata perché il suo scopo era essenzialmente provocare, della serie: “dico puttanate purché parlino di me”.
Ma l’esercizio è interessante perché sollecita diverse riflessioni.
Prima riflessione ci si chiede come mai Travaglio, grande sostenitore dell’incompetenza e dell’ignoranza dei grillini, sulla base (credo) della certezza che quello che conta non è la competenza ma “il dato politico”. Tutta la filosofia grillina si basa sull’assunto che un obbiettivo politico deve essere raggiunto anche a costo di provocare la bancarotta dello Stato, e che comunque sulle banali grammatiche tecniche ed economiche ci si può sempre arrangiare, ci pensino i burocrati (“tirino fuori i miliardi” come disse qualcuno di loro)
Vediamo oggi quale fine fanno i grandi obbiettivi grillini privi di base fattibile tecnica ed economica (ogni riferimento ai fratelli picchiatori assassini Bianchi di Colleferro non è per nulla casuale).
A parte l’assoluto surreale distacco (a senso unico) di Travaglio dalla coerenza, se non altro con sé stesso, l’altra riflessione che provoca la battuta “infelice” è sulla incredibile potenza della rabbia e della frustrazione che trasformano un personaggio normalmente intelligente analista in un totale cretino con varie preoccupanti aggravanti. Accecato dalla rabbia e dalla faziosità Travaglio non capisce che un ministro si avvale di esperti qualificati e validi. Basta leggere i documenti sulla vaccinazione e i saggi statistici sui contagi che sono i solidi fondamenti delle decisioni di Mario Draghi per capire che mentre Draghi decide sulla base di conti, numeri, fatti, la piazza becera, che convince Travaglio, urla slogan animaleschi, privi di qualunque logica e di fatto pericolosissimi (apprezzati e suggeriti da Salvini).
Lo stesso vale per la riforma della giustizia. La bozza della Ministra Cartabia non è frutto di onirismo velleitario, o, peggio di demagogia votaiola salviniana. Alla base c’è il pensiero di toghe competenti, di statistiche precise e di priorità dettate da pragmatismo e assunzioni realistiche sulla effettiva credibile fattibilità dei provvedimenti.
Sulla competenza e sulla capacità di capire di Mario Draghi, con buona pace di Travaglio, sia il problema dei vaccini, green pass, tamponi e contagi che il problema della prescrizione, tempi anni e casi, sono problemi squisitamente statistici e di probabilità. Statistica e probabilità e rischi connessi sono territori sui quali non credo che Travaglio possa criticare Mario Draghi, territori conoscitivi nei quali, nella sua esperienza di Presidente della BCE ha dimostrato di sapersi muovere forse meglio di chiunque altro in Europa.
Quello è il campo della “comprensione” di Mario Draghi al quale associa la scelta e la conferma di consulenti competenti, con i quali Travaglio non si confronta preferendo la battuta che il suo ospite Speranza definisce “infelice” che avrebbe dovuto censurare severamente invece di piegarsi servilmente all’arroganza e alla rabbia della frustrazione travagliata.
Conclusione
Un giornalista di normale intelligenza che per foja incazzata e frustrazione insulta come un dodicenne invece di ragionare è un fenomeno italiano penoso.
Un ministro che ha paura di un giornalista frustrato è preoccupante.
Un Primo ministro competente che decide con fermezza e coraggio denunciando con tratto signorile e garbo elegante (Mi fermo qui…) il papeetismo e la demagogia stupida e assassina è una rara realtà nella storia politica del Paese. Assolutamente da salvaguardare.
lorenzo matteoli