La lettera di dimissioni di Durigon è un bell’esempio di “occasione mancata”. Bastava scrivere “con la presente mi scuso per la stupida e offensiva provocazione e mi dimetto dal mio incarico di governo. Saluto con il dovuto rispetto.”
Tutto il resto è inutile verbosità e un patetico documento di dissociazione mentale: “ho commesso molti errori, ma chi mi ha letto frettolosamente ha frainteso”. Se hai sbagliato tu cosa c’era da fraintendere?
Non c’era nulla da fraintendere e la dedica ad Arnaldo Mussolini del parco di Latina dedicato a Falcone e Borsellino non richiedeva una lettura approfondita per cogliere l’arroganza della provocazione fascista, l’offesa alla memoria dei due magistrati simbolo della lotta alla mafia e la volgare stupidità dell’omaggio al regime fascista.
Disgustosa l’accusa ad altri di essere “in malafede per coprire altri problemi…i limiti del Viminale”. Quali “limiti”? Quali “altri”? Quale “malafede”? Solo il pudico silenzio della vergogna sarebbe stato dignitoso dopo la stupida arrogante provocazione, invece il goffo vetero-fascio offende ancora e insinua ancora nascondendosi dietro generici “altri” e generica “malafede”. Per questa cialtroneria il Salvini esprime la sua “alta stima” e promette “nuovi incarichi”, ovviamente per pagare il suo tributo alla banda di camerati lego-neofascisti, nell’ansia indotta dalla concorrenza di Giorgia Meloni.
Salvini insiste con la surreale pretesa di chiedere le dimissioni di un Ministro serio e competente come Luciana Lamorgese come “compenso” per il dovuto calcio nel sedere del goffo farneticante neofascista, con una logica che non sarebbe tollerata in un povero vecchio in condizioni di estremo alzheimer.
L’assurdità sfugge a Salvini e Mario Draghi è troppo educato per farglielo notare…ma forse gli dirà con elegante understatement: e mi fermo qui.
lorenzo matteoli