
È interessante l’affanno patetico di Salvini che cerca di confrontarsi con Mario Draghi e ogni volta che ci prova l’unica cosa che mette in evidenza è la sua confusa povertà di idee la sua drammatica miseria culturale.
La recente catastrofe elettorale, record storico in Italia, della quale è l’unico assoluto responsabile, per le infelici puerili scelte di strategia (partito di bullaggine e di governo, marginalità incompetente sui temi economici, marginalità demagogica su ambiente/clima, surreale assurdo criminale su pandemia, vaccini, green pass, fake news, “bestialità” morisiane, arroganza, datemi i pieni poteri, mojito …)
Il tutto coronato con il capriccetto da dodicenne imbronciato sulla bozza per la riforma fiscale che gli ha valso una nuova umiliazione dal signorile tranquillo Premier (cool: Il Governo va avanti…) che ha garbatamente ignorato gli isterismi da andropausa provocati dalla clamorosa debacle elettorale del patetico confuso.
L’ex capitano impotente minaccia sapendo benissimo di non poter portare a termine le sue farneticazioni perché verrebbe scaricato dall’80-90% abbondante del Partito. È costretto a “falsificare” strillando su “patrimoniali” inesistenti e poi deve rimangiarsi la cialtroneria.
La lezione di Mario Draghi: stile, competenza, coerenza, serena fermezza, cultura politica mette in limpida evidenza la grossolanità arrogante, la facilona incompetenza, la volgarità e la povertà ideale del profilo salviniano. Unifit to rule.
Un circuito perverso che l’affanno del patetico destituito s-capitano non ha alcun modo di controllare se non spingendolo verso il peggio. Inesorabilmente.
lorenzo matteoli