Dopo aver provocato con atteggiamenti arroganti, battute strafottenti, volgarità gestuali, dichiarazioni offensive, Salvini continua a negare la documentata evidenza della sua associazione con soggetti mafiosi in Calabria, con teppisti degli stadi a Milano, provocatori no-vax, no-pass, boss del neofascismo (Jonghi Lavarini) e quant’altro nel catalogo della feccia politica della destra criminale più squallida e del populismo d’accatto.
Presumendo di essere molto furbo.
Punito da una batosta elettorale epica (la lega perde il 60-70% dei suoi voti), Salvini scopre il piagnisteo e si dichiara “vittima” della sistematica aggressione dei media.
Ha la spudoratezza di chiedere aiuto a Mario Draghi perché intervenga per moderare la più che meritata canizza da lui provocata in modo voluto e sistematico.
Classico comportamento del bullo che prima provoca, insulta, calunnia e poi, quando le sue vittime reagiscono, frigna.
Analoga, più macchinosa, la tattica di Giorgia Meloni, di fronte alla competente e responsabile decisione della polizia di non arrestare il suo sodale Cappellini, noto delinquente fascista, in mezzo a migliaia dei suoi fanatici picchiatori, Meloni accusa il Ministro, con implicita prudenza, di avere strumentalmente istruito la polizia in modo che la feccia squadrista dei suoi amici, procedesse alla devastazione della CGIL.
Nessuno dei due capi della destra si assume la responsabilità della criminale adiacenza con le frange eversive di Forza Nuova, adiacenza documentata da foto, dichiarazioni e continue sistematiche aggressioni.
Meloni si nasconde attaccando con insinuazioni surreali e spudorate e Salvini dietro il piagnisteo del bullo vigliacchetto.
Sarà interessante vedere quali iniziative prenderà il Guardasigilli sul magistrato (GIP) che ha bloccato a suo tempo l’arresto del Cappellini: una toga che se non è sporca è pericolosa a sé e agli altri.
lorenzo matteoli