I risultati delle elezioni nei comuni italiani del 12 giugno 2022 hanno, finalmente, ratificato il giudizio degli elettori italiani sulla Lega, ma in particolare su Salvini, unico, assoluto responsabile della catastrofe.
Vale forse la pena svolgere qualche riflessione su questo giudizio che viene sancito con incredibile ritardo, non solo a mio avviso, su un soggetto che oramai da diversi anni ha dimostrato la sua miseria etica, l’opportunismo arrogante e la volgarità senza riscatto, e che ha provocato al Paese danni e vergogna incredibili.
Il successo di Salvini solidamente dimostrato, nei numeri, dal passaggio della Lega dal 5% al 34% quando ne divenne segretario, non è mai stato inquadrato storicamente e verificato con le vere motivazioni politiche, culturali e grammaticalmente elettorali.
Salvini interviene su un a Lega Padana sfiancata dagli errori di Bossi e famiglia, dalla fragilità delle prospettive provinciali e dalla modestia culturale dei programmi di rivendicazione campanilistica più che di visione politica. Si propone come “nuovo”, allarga la visione politica da “Roma Ladrona” a “Lega Italiana” e solo questo gli vale un enorme credito immediato, che puntualmente riscuote.
Ma c’è una legge inviolabile e precisa:
Il credito politico va sempre riscattato con la consistenza dell’azione quotidiana e
la verifica di Salvini è stata fallimentare. La visione politica era solo verbale, nei fatti e nella gestione politica effettiva, Salvini è rimasto modestamente parrocchiale brutalmente demagogico e forse anche peggio. (cfr “la bestia” di Morisi)
Al governo come Ministro degli Affari Interni, invece di affrontare i problemi di struttura nazionale radicata (mafia, corruzione, droga, ordine pubblico…) si scatenava in un bisticcio congiunturale sugli immigrati, motivato da una valutazione di gretta demagogia.
In quel bisticcio, incapace di vederne i limiti e le contraddizioni, si imbarbariva con volgarità grossolana e puerile (esempio gli insulti volgari a Carola Rakete). Il punto più allucinato di quella fase fu l’uscita (non solo alcolica) del Papeete quando chiese “i pieni poteri” in mutande da bagno con le cubiste seminude e il bicchiere di mojito in mano.
Da quel momento in poi, per recuperare la credibilità perduta, è andato di male in peggio, attaccandosi sempre alla demagogia spicciola e di breve termine, emblematico l’appoggio a Trump, l’ammirazione goffa per Putin, fino al recente clamoroso errore del referendum e a quello, ancora peggiore, del finto pacifismo del NO vergognoso alle armi all’Ukraina, lo sputtanamento da parte del Sindaco Polacco Wojciech Bukan e l’autonomina a mediatore con l’amico Putin, in compagnia di avventurieri e millantatori di credito vari, cercando collegamenti in Vaticano attraverso figure diagonali di “amiche di cardinali”. Il balletto grottesco del viaggio a Mosca (…ci vado, non ci vado, non mi ci lasciano andare …) con i soldi dell’Ambasciata subito restituiti appena la cosa è diventata pubblica. Oggi nessuno lo considera, ma lui, con arroganza ovviamente disperata, continua a dire che “lavora per la pace …” mentre è banalmente ovvio che lavora per prendere i voti dei babbei che gli credono e per la vittoria del criminale di guerra Putin, per la sanguinosa rapina russa nei confronti dell’Ukraina e per la schiavitù del popolo Ukraino sotto il nuovo stalinismo di Putin e dei suoi generali, come dai noti accordi tra Lega di Salvini e Russia Unita di Vladimir Vladimirovic Putin.
Con queste credenziali anche il più convinto elettore Leghista si è visto strappare le spesse fette di salame dagli occhi e ha visto Salvini per quello che è: un prepotente, arrogante, puerile, incompetente, pericoloso pasticcione. Ergo 6%. Meglio tardi che mai.
Salvini continuerà a commettere errori perché non ha la dimensione culturale per capire, accecato dalla presunzione, dalla foja demagogica e dall’arroganza.
La domanda critica è: il 6% delle recenti comunali è un dato che sancisce il futuro della Lega e di Salvini?
A mio avviso la Lega si può salvare, con operatori pragmatici e razionali e competenti amministratori, come Giorgetti, Fedriga e Zaia. Ma se la Lega vuol recuperare il patrimonio politico costruito dai suoi molti bravi amministratori non ha scelta: deve denunciare e mollare Salvini, come lo hanno abbandonato milioni di elettori. Quanto prima, tanto meglio.
Salvini non è recuperabile, dalla fogna nella quale si è messo non si torna indietro: game over.
lorenzo matteoli