A parte il dato macroscopico degli assenti al voto (il 41%: un record nazionale), che è difficile da attribuire alla destra o alla sinistra, e sarà luogo di tutte le possibili, strumentali interpretazioni, serie, ridicole, o acrobatiche, l’analisi del voto ai ballottaggi del 26 Giugno 2022 è un esercizio complicato.
Mai come in questi ballottaggi è stato vero il famoso assioma: i voti non si contano, si pesano.[1]
Per capire cosa ha veramente vinto e cosa ha veramente perso è necessario valutare, candidato per candidato, le cose dette, le risposte date, le risposte non date, i silenzi, i sorrisi, gli insulti e qualunque altra manifestazione potenzialmente espressiva di una collocazione culturale, ideologica, partitica…dei vari candidati ma, specialmente, dei loro elettori. Solo così i voti simplisticamente “binari” dei ballottaggi si potranno “pesare”.
I ballottaggi vengono dopo il crollo Salvini/Conte del 12 Giugno passati, grosso modo dai monumentali 30% (e più) all’1 virgola % dei sondaggi post 12 Giugno. Ovvero cassati, game over, dal quadro politico italiano attuale. Era ora e speriamo che la tendenza sia confermata.
Pesare: gli italiani che votano stanno marcando un momento molto speciale, una fase di “svolta” drammatica dopo l’ubriacatura populista e il vuoto politico-concettuale degli ultimi anni marcato Grillo/Salvini/Conte/5Stelle/Casaleggio.
Nelle fasi di rapido sovvertimento di fenomeni complessi (di qualunque genere: fisici, chimici, meteo, magnetici, gravitazionali, …sociali, culturali e politici) gli aghi delle bussole, bilance, termometri, anemometri, …e degli strumenti indicatori quantitativi in genere, ballano violentemente. Tanto che orientarsi e valutare cosa sta (stia) effettivamente succedendo non è semplice. Le analisi sono un esercizio pericoloso.
In mare si guarda l’orizzonte, ma si tiene anche conto delle onde sulla prua della barca e del vento nelle vele.[2]
Il mio orizzonte è un paese sereno, teso al progresso sociale e alla comprensione (nel senso dell’etimo), esente da speculazione/truffa demagogica, attento alla miseria strutturale e alle fasce sociali storicamente deboli, obbiettivo e giusto sui meriti, sull’intelligenza e sulla competenza, feroce sulla corruzione e sulle mafie…attento al territorio e all’ambiente…
Le onde sulla prua della barca sono la stupidità dei toksciò, la volgarità populista, l’incompetenza al potere, il veleno della demagogia…
Il vento favorevole nella vela sono la responsabilità e la competenza al governo, timone pronto, scotte e drizze ben tese e sane, centine dello scafo più che robuste, fasciame solido e compatto…a tight ship.
Per uscire dalle metafore sono segni positivi del “cambiamento” in corso la crisi del “vuoto” di Conte del pericoloso, ignorante, bullismo di Salvini, latori di demagogia, superficialità e brutale squallore culturale nella generale dialettica politica. Finalmente si leggono, nelle recenti elezioni, i primi segni del ravvedimento dei loro elettori.
Il tramonto del satrapone, lento ma solido nella tendenza, è un altro segno positivo del “cambiamento” in corso.
Sono segni negativi la finta saggezza casareccia di Giorgia Meloni, i suoi “no” generici e qualunquisti gridati a Vox, hanno un pessimo, chiarissimo, odore storico.
Alla scala planetaria fa paura il buio sanguinario di Putin e dei suoi generali, la laida ferocia nella menzogna di Trump e del Partito Repubblicano USA. Fanno paura i giudici medievali della Corte Suprema USA e gli echi che quelle vicende hanno in Europa.
Ma a chi si deprime, ai pessimisti, alla paura di quel genere di futuro, vorrei dare un messaggio positivo, il veleno di Putin, Trump, Orban et al. ha una interessante caratteristica: semina i suoi anticorpi, a costi orribili di guerre, massacri e galere, ma alla fine, nella storia, gli anticorpi hanno sempre vinto e vinceranno ancora.
Le strutture delle democrazie istituzionali dovranno cambiare: i regimi democratici possono dare risultati favolosi o terribili. Purtroppo, siamo stati a lungo e siamo ancora, nella fase “terribile”.
A chi non vota ricordo che: Bad things happen when good men and good women do nothing.
lorenzo matteoli
[1] Lo disse il banchiere storico milanese Enrico Cuccia (1907-2000) riferendosi alle azioni, ma sicuramente qualcuno lo ha detto per i voti, e io mi associo a questa versione, anche se, pare, sia del vecchio satrapone Berlusconi.
[2] Ovviamente si tengono presenti anche altre mille cose, ma, in un paese di santi e navigatori, basta la sintesi…