Di fronte al pericolo (clear and present danger) di una vittoria delle destre (Meloni+Salvini) alle prossime elezioni politiche del 2023 (giugno?) e di un governo Meloni con l’incubo di Salvini di nuovo ministro degli interni (con la sua sciagurata cultura di bullo-bigotto-reazionario su marjuana e aborto, affogamento migranti, no Europa, no Euro, Sì Putin, bacio bavoso del rosario … etc.) è drammaticamente urgente che la parte sana della politica italiana faccia una seria riflessione.
In miei precedenti pensierini ho accennato alla possibilità di una coalizione al centro (Calenda, Bonino, Renzi) e all’urgenza di una autorevole iniziativa programmatica del PD.
Mi chiedo oggi se una coalizione dei cespugli centrali sia potenzialmente più forte della somma dei cespugli indipendenti, dal punto di vista elettorale.
L’esperienza italiana ha sempre visto perdere le coalizioni rispetto alla forza elettorale della somma dei partiti indipendenti. La storia di unioni a sinistra è una tragica storia di fallimenti.
Ovvero molti che voterebbero Renzi forse non lo votano se si associa a Calenda e viceversa, molti che voterebbero Bonino forse non la votano se si associa a Renzi etc. L’elettore italiano medio non ama il minestrone politico con patate, fagioli, pomodori, spinaci e cavolfiori (e basilico). Vuole minestre di soli fagioli, di sole patate o di solo cavolfiore. Per una antica propensione (illusoria) alla chiarezza. È molto probabile che questo sia il caso ancora oggi: la somma di tre cespugli Renzi, Calenda, Bonino che corrono indipendenti raccoglie più voti di un gruppone (ammucchiata?) Re-Ca-Bo.
…o no?
Lorenzo Matteoli