AL VOTO DEL 25 SETTEMBRE

PENSARCI BENE

La campagna  elettorale per la verifica storica e drammatica del 25 settembre si svolge secondo le grammatiche consuete.

Salvini promette con irresponsabile demagogia impossibili riforme fiscali che povocherebbero una catastrofe terminale per la finanza Italiana (che forse è proprio quello che Salvini vuole per poterne approfittare). Continua a proporsi come futuro ministro/sceriffo degli interni per continuare la sua strategia di affogamento dei migranti, incapace di concepire strategie non criminali di lungo termine, intelligenti e utili per l’Italia in drammatico calo demografico.

Accoglienza selezione, formazione, educazione, assistenza, integrazione. Controllo ONU dei campi in Libia. Collaborazione con l’Europa. Recupero civiltà, rispetto e decenza. Fine del cimitero nel Canale di Sicilia.

Salvini lecca e sbava su rosari e crocifissi ignorando le proteste vaticane contro la demagogia blasfema: i catto-bigotti lo seguono, incapaci di vedere la sconcia oscenità. Silenzio preoccupato (e complice) della Lega pragmatica e seria (Giorgetti, Zaia, Fedriga).

Berlusconi, prigioniero della sua fase senile, si propone pateticamente come Presidente della Repubblica. Accecato dalla puerile ambizione crede alle promesse di Tajani. Senza la guida di Ghedini (RIP), il vecchio Berlusconi non si rende conto che sono passati 28 anni: fra il tragico e il grottesco.

Meloni chiede agli “alleati” serietà e responsabilità: inascoltata. Lei stessa fa fatica a nascondere dietro la “cipria” il pelo del vecchio orribile mostro, che riaffiora nei programmi, negli slogan, nei gesti suoi e dei camerati. Tutti “pronti”. Purtroppo.

Letta si arrabatta acrobaticamente per tenere insieme un “campo” che più che “largo” è “sgangherato” dove un competente pragmatico e rigoroso come Cottarelli si deve confrontare con Fratoianni e Bonelli eredi nella sinistra estrema e verde della peggiore demagogia puerile dei defunti 5Stelle.

Leggere nel merito Recalcati su La Stampa di ieri (17 agosto pagina 27).

Letta per troppo volere, con l’allargamento a Fratoianni e Bonelli, ha perso l’occasione di una vera svolta Godesberg[1] per il PD riportandolo nella palude letale dell’immobile vetero massimalismo ideologico.

Conte, preciso interprete del profilo che di lui fece Grillo (incapace, non ha visione politica), fa votare le liste dei candidati dalla base, ma comunque impone i “suoi” fedelissimi ignorando le proteste dello zoccolo duro dell’ex movimento che non ha ancora capito le regole del Partito di Conte (in sintesi: il partito è mio e comando io) una formula sanguinosamente vincente quando la applica Putin, ma letale quando la applica il quasi leaderConte. Con un elettorato normale Conte non sopravviverebbe a queste elezioni, ma in Italia tutto è possibile.

Restano Calenda e Renzi, anche loro con i loro limiti ed errori, ma l’unica opzione per una linea socialdemocratica, pragmatica e progressista. 

Un programma solido, niente demagogia, niente promesse surreali, competenza e responsabilità.
Spigolosi e antipatici, ma gli unici che “ragionano” nel desolante panorama della politica italiana.

Lorenzo Matteoli


[1] Godesberger Programme 15 Novembre 1959 quando la SPD tedesca abbandonò la linea Marxista di cambiamento rivoluzionario della società per adottare una linea socialdemocratica.

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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