La situazione nella quale l’irresponsabilità di Conte e Salvini ha messo il Paese facendo saltare Draghi è drammatica e la sua gravità non è ancora percepita dai due principali protagonisti della campagna elettorale per il voto del 25 settembre, un mese da oggi. Letta e Meloni continuano a proporre slogan inconsistenti, pura ideologia Meloni e fortemente inquinata dalla più volgare demagogia nel caso di Salvini.
Con l’eccezione del Polo Calenda-Renzi che propone con pragmatica competenza le “cose da fare”: energia, scuola e sanità, PNRR, Europa, senza concedere nulla alla semplificazione populista demagogica e alle palle di (Salvini) o all’ideologia vetero vaticana di marca mussoliniana “dio patria famiglia” di Meloni.
Conte non conta.
Il polo “destro” fa finta di essere unito, ma analizzato con attenzione è al più totale sbracato sbando: quello che dice Salvini sull’economia fa a cazzotti con la fattibilità, con la credibilità finanziaria, con la coerenza, con i parametri Europei. Non ci siamo dimenticati delle stupidaggini che gli suggeriva Borghi (stampare minibot di carta igienica per uscire con la truffa dall’Euro). I “mercati” fiutano già la catastrofe e i segni dello “shorting” sui nostri titoli sono già in chiara emergenza. Se dovesse vincere quella linea dopo il 25 settembre per vendere i nostri BT ci vorranno interessi da usura. Meloni si copre di spessi strati di cerone (altro che cipria) per nascondere non tanto gagliardetti, cori di faccetta nera e saluti romani (che sono sciocche cazzate) quanto, solidi progetti di nazionalizzazione generalizzata, sovranismo in Europa e inconfessati sogni di marca trumpiana. Berlusconi farfuglia insipienze senili contraddittorie sognando “il Colle” impossibile, accecato dalle promesse di Tajani e dal silenzio traditore dei soci.
Sull’altra sponda Letta fa acrobazie dialettiche per tenere insieme Cottarelli e Fratojanni: che stanno fra loro come uno schiacciasassi e un triciclo. Pasticcia da analfabeta con termini che non conosce (tipo “viva le devianze”). I problemi interni del PD, ancora dominato dai signori della guerra di epoche antiche (Dalema, Bersani, Bettini) sono molto più difficili delle contraddizioni Fratojanni/Cottarelli/Bonino. Devono essere risolti nei prossimi 5 giorni: datti da fare Letta! (non ci riuscirà: non ci riescono da 50 anni).
Il segnale che esce per ora è confuso e incomprensibile per un elettorato che ha disperato bisogno di competente chiarezza. Difficile qualificarlo come una proposta “di sinistra”: è il peggio della fine dell’impero democristiano.
Emblema sublime della confusione e delle contraddizioni sono la standing ovation alla granitica solidità politica, etica e programmatica di Draghi alla kermesse CL di Rimini[1] e la sguaiata approvazione del minestrone reazionario “di pancia” di Meloni (vai Giorgia: OK vai, ma dove?). Forse C.L. deve ripassare sia il concetto di “Comunione” che quello di “Liberazione”. Con urgenza. Per ora sono in mezzo alla palude.
Secondo i sondaggi oggi la coalizione di destra oggi è al 44% quella di sinistra al 37% il terzo Polo di Calenda al 6%. Questi numeri secondo Plutino (Huffington) sono poco significativi: con la legge elettorale attuale potranno venire completamente stravolti dalle urne.
Se nella campagna in corso Salvini continua a raccontare palle, Meloni a recitare una parte non sua, perderanno punti.
Calenda e Renzi con una campagna solidamente impostata su prassi, competenza e cose da fare senza promesse demagogiche e senza opacità ideologica e pacchiane bugie potrebbero fare un salto in avanti oltre il 10% e diventare l’ago della bilancia.
L’assunto fondamentale è che gli elettori stiano attenti e critici: ottimismo obbligatorio in questa situazione.
Lorenzo Matteoli
Leggere sul Foglio 24/08 l’articolo di Chicco Testa chi sono gli unici seri sull’energia nella campagna elettorale (Calenda e Renzi of course)
[1] Forse il più bel discorso di Draghi ever: un saggio da manuale per chiarezza, competenza, responsabilità. Chi applaude quel discorso di Draghi non può approvare la minestra “dio patria e famiglia” di Meloni. Tantomeno le fesserie di Salvini. Ci saranno ripensamenti o scazzi.