LA TRATTATIVA QUASI IMPOSSIBILE DI GIORGIA MELONI

il problema Salvini

Non si capisce bene se il capo del partito che  “ha vinto”  le elezioni debba andare al Quirinale a ricevere l’incarico di formare un governo o se debba formare un governo prima di ricevere l’incarico di formarlo dal Presidente della Repubblica.

Quello che si legge sui giornali e che si sente alle radio in un fiume costante di dichiarazioni e interviste dibattiti è che la “trattativa” per la formazione del governo è in corso ed è “intensa”. I nomi dei possibili ministri sono di pubblico dominio vuoi come “voci” e gossip di corridoio o come richieste esplicite di soggetti interessati o dei loro sponsor, autorizzati o meno.

Quello che emerge dal complicato rumore della “trattativa” è la velenosa difficoltà della Lega di metabolizzare la bruciante catastrofica sconfitta del suo segretario che è riuscito a perdere 7 milioni di voti e continua a far finta di aver vinto. La base del Partito è feroce e vuole la testa del responsabile e una radicale revisione della linea e recupero dell’identità originale distrutte l’una e l’altra dai comportamenti insensati e personali del segretario. 

Le richieste di Salvini espresse come “condizioni” per partecipare al governo con implicite ricattuali  minacce di starne fuori (appoggio esterno), lasciate chiaramente trapelare per poterle smentire, sono assurde e inaccettabili (vicepremier, ministero “pesante” …)  fatte esclusivamente per cercare un punto di caduta negoziale al massimo livello.

Meloni non vuole Salvini per molti motivi tutti validi e seri: lo reputa impreparato e pericoloso politicamente, il legame con Russia Unita inaccettabile per un ministro del Governo, malvisto in Europa e da tutti i paesi dell’Unione Europea per la incompetenza e l’arroganza documentate dai suoi interventi al Parlamento Europeo, i gesti e le iniziative al limite e oltre il codice penale come ministro, le trattative corruttive impostate a suo nome con funzionari di Putin, la conclamata amicizia e stima per Putin, le reiterate dichiarazioni contro l’Europa, contro i trattati europei, contro la moneta unica…

Ultimo motivo e forse quello dirimente: la stessa presenza di Salvini nella camera dei bottoni, annullerebbe le garanzie che Mario Draghi ha fornito a Bruxelles per sdoganare Giorgia Meloni e in qualche modo far dimenticare i suoi scomodi precedenti storici.

Per questi motivi Giorgia Meloni sta cercando in modo riservato una linea politica risolvente nella speranza che questa sia offerta da qualche emergenza scandalosa che azzeri in modo irrecuperabile il soggetto.

Da come verrà risolto il problema dipende la difficile fase di formazione del nuovo governo e la sua futura funzionalità che sarà sempre compromessa dalla ricattualità sistematica che è il modulo operativo culturale di Salvini.

Lorenzo Matteoli

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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