LA LEZIONE INGLESE

Liz Truss dopo soli 44 giorni al governo si è dovuta dimettere.

Voleva diminuire le tasse ai ricchi: una misura demagogica che nella storia della finanza pubblica ha sempre tradito la speranza bugiarda di quelli che l’hanno proposta: diminuire le tasse ai ricchi non rilancia l’economia, non l’ha mai rilanciata e non la rilancerà mai.
Non è un’opinione, non è una battuta da bar sport: è storica documentata statistica.
I nostri demagoghi di campagna che nelle loro masturbazioni populiste propongono fantasie fiscali analoghe (flat tax e simili) dovrebbero imparare la lezione.
La punizione non arriva dalla ferocia reazionaria e vendicativa della plutocrazia internazionale, che se ne frega alla grande avendo cose più divertenti e interessanti da fare protetta da una ricchezza che aumenta comunque, anche quando i mercati crollano, anzi specialmente quando i mercati crollano (loro giocano “short” al ribasso), 
La punizione deriva dai “mercati” dei medio-piccoli risparmiatori.
I “mercati” della media finanza non sono dominati dagli gnomi di Zurigo, o dagli gnomi di Wall Street:  i tradizionali nemici indicati dal populismo demagogico imperante.
Sono dominati da un paio di miliardi o tre di risparmiatori medio piccoli distribuiti in tutti i paesi del mondo.
Questa moltitudine di anonimi ha affidato i risparmi ai milioni di banche e ha firmato moduli indicando la “disponibilità al rischio” in genere molto contenuta e prudente.
Questi milioni di moduli sono stati inseriti in complicati algoritmi, freddi e automatici.
Gli “algoritmi” vendono o non comprano titoli che comportano rischio per effetto di sciocche fantasie di politici arroganti e ignoranti presuntuosi, con una presunzione infantile, da pensiero magico – “voglio e quindi ottengo” – pericolosissimo e purtroppo oramai diffuso a tutti i livelli.
Si tratta della più corrente forma di potere “liquido”, diffuso, pervasivo, destrutturato, inafferrabile, insensibile a qualunque emozione, un potere che reagisce a input numerici banali tipo “riduzione della tasse ai ricchi = vendere”.

Conseguenze: crollo dei valori di titoli e monete, crisi finanziarie e dimissioni di  ministri e governi. I grandi ricchi si arricchiscono ancora di più, i poverelli si difendono e perdicchiano, gli imprudenti perdono a vagonate.

I politici coglioni vanno a casa.

Lorenzo Matteoli

Nota post scriptum

L’errore di politica economica del Regno Unito è stato tanto evidente che è stato oggetto di una dura critica in una nota del Fondo Monetario Internazionale, cosa che avviene solo in casi rarissimi. Il Fondo ha criticato la scelta di intraprendere una politica fiscale espansiva finanziata a debito in un contesto in cui la spinta inflazionistica poneva (e pone tuttora) seri pericoli a molte economie avanzate. Ha anche fatto osservare che le decisioni sulla struttura della tassazione avevano l’effetto di accentuare le diseguaglianze in un paese in cui queste sono notevolmente aumentate negli ultimi anni. Anche questa è in qualche modo una novità, dal momento che il mandato del Fondo Monetario riguarda la stabilità del sistema finanziario internazionale; questo intervento riflette probabilmente la percezione che il governo inglese non avesse chiare le priorità della società inglese di fronte ai rincari dell’energia e all’alta inflazione. 

È superfluo osservare che la vicenda del Regno Unito e il monito del Fondo Monetario Internazionale sono particolarmente istruttivi per tutti i paesi ad alto debito, compresa ovviamente l’Italia.

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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