IL PROBLEMA SALVINI

Non ci vuole una grande immaginazione per inquadrare il colloquio dello sceriffo Salvini con l’ammiraglio Nicola Carlone capo della nostra Guardia Costiera.
La visione culturale di Salvini è quella di un bulletto. Bloccare gli sbarchi. Subito. Ansioso di comunicarlo ai suoi seguaci che hanno la stessa visione strategica sua.
Che il problema sia storico, strutturale e di lungo termine è fuori dalla sua dimensione.
L’unica speranza che abbiamo è che l’Ammiraglio Nicola Carlone non subisca la tracotanza del ministro-bullo.
L’Africa continuerà a mandare migranti verso l’Europa per i prossimi 30 anni e più se non si interviene alla giusta dimensione geopolitica e storica del problema, con la visione strategica e gli strumenti adatti.
Farli annegare nel Canale di Sicilia o fucilare dagli stupratori della guardia costiera Libica (finanziati e attrezzati dall’Italia) non è la soluzione, anche se consentirà a Salvini di vantarsi, con i poveri di mente che gli credono, di aver “difeso i confini nazionali”.
Il problema è che Salvini, e molti come lui, non riescono  nemmeno a concepire la strategia emi-secolare che va impostata e applicata per risolvere la catastrofe in corso e futura.

Ecco uno schematico promemoria.

  1. Svolgere una robusta azione a livello europeo per creare una struttura europea che affronti il problema: che non può essere lasciato a Italia, Spagna, Francia, Grecia.
  2. Impostare a breve termine la gestione multinazionale dei campi in Libia che vanno tolti dalla gestione degli stupratori libici quanto prima.
  3. I campi in Libia (Tunisia e Marocco) devono essere  strutture civili dignitose in grado di ospitare famiglie di migranti per durate di diversi anni, attrezzati con asili, scuole, ospedali. Personale professionalmente in grado di garantire sicurezza e trattamento civile dei migranti. Quello che sta succedendo oggi in quei campi, stupri, torture, violenze, rapine, è una vergogna per l’Europa intera.
  4. L’Europa deve istruire rapporti con in paesi di origine dei migranti e affrontare le cause prime della fuga degli abitanti. Affrontare i problemi con gli opportuni investimenti e non lasciare che quei paesi diventino una colonia cinese come sta avvenendo.
  5. L’accesso all’Europa deve essere gestito perché è necessario all’Europa stessa, attualmente afflitta da un pericoloso calo demografico. Chi arriva in Europa deve essere verificato, selezionato, educato, formato per consentire inserimento sociale rapido e positivo. Ci vogliono programmi e strutture, denaro, e soprattutto visione e volontà politica.

Lo sviluppo delle implicazioni di questi cinque punti deve essere svolto da istituzioni Europee e non dei singoli paesi. Gli investimenti e il quadro politico economico della strategia devono diventare un impegno europeo.

È  un problema per il quale lo sceriffo Salvini non ha né la cultura, né la competenza professionale e tantomeno la sensibilità e la volontà politica. Affidarlo alla sua riduttiva simplistica visione è un grave errore: continueremo ad essere complici delle gang libiche di stupratori che attualmente gestiscono i campi dei profughi in Libia, commettendo sistematici abusi su uomini donne e bambine(i), rubando e torturando.

lorenzo matteoli

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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Una risposta a IL PROBLEMA SALVINI

  1. Andrea Terranova ha detto:

    Mio caro, è un pezzo magnifico! Perché non lo invii a Il Foglio?

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