UGUALI E SOMARI O FIGHI E CLASSISTI

Aggiungere  alla competenza sulla pubblica istruzione quella sul “merito” è una interessante provocazione, certamente meditata e voluta. Con buoni motivi e ottime intenzioni. Nota pavimentazione di strade infernali.

Il merito, il riconoscimento e l’apprezzamento del merito e la immediata conseguenza, la meritocrazia, sono state e sono tuttora, per lo zoccolo duro della sinistra italiana, un territorio negativo, per non dire odioso. Il merito infatti buca l’egualitarismo pedestre, esalta gli individui  e i valori individuali, le differenze. Premia quelli che sono più bravi, che sono più intelligenti, che lavorano di più, per merito o privilegio.

Tutte cose che il bravo acritico comunista non apprezza affatto, per non usare termini più drastici, per il quale i meritevoli, i più bravi, sono automaticamente diversi,  privilegiati e potenzialmente elitari: ergo classisti.

Non conta nulla che il merito, se correttamente riconosciuto, valorizzato e premiato, sia un motore di qualificazione di tutta la società. 

Per la sinistra dura e pura il merito, se correttamente non solo riconosciuto, ma valorizzato e premiato, è matrice potenziale di privilegio, quindi non solo non va riconosciuto e tantomeno premiato: va condannato, scoraggiato e, al limite va punito, per il pericolo potenziale che rappresenta in una società che vuole superare il concetto stesso di classe in nome di una eguaglianza artificiosa, innaturale e assurda.

Questa visione del merito, raramente espressa e dichiarata, ha regolato e dominato l’azione politica della sinistra in Italia in tutti i campi nei quali si è potuta svolgere e applicare: scuola, università, carriere nello Stato e nell’impiego non solo pubblico.

È stata umiliata l’iniziativa, l’efficienza, l’intelligenza, l’applicazione, il sacrificio, è stata invece promossa la mediocrità, il servilismo, la pigrizia, la stupidità conforme, l’inerzia, il menefreghismo.

Se si pensa alle centinaia di migliaia, milioni, di soggetti e di situazioni, per le decine di anni nelle quali e per i quali questo fenomeno si è svolto si può avere un’idea dell’enorme danno che ha provocato al Paese. Invalutabile e impossibile anche da concepire, ma reale, storico e catastrofico.

Non solo si sono sprecati i vantaggi di una corretta gestione meritocratica dei sistemi sociali e dei soggetti individuali, si sono prodotti danni enormi per la frustrazione, la rabbia, l’umiliazione, la rinuncia e l’infelicità esistenziale che la imposizione sistematica della mediocrità ha provocato.

È difficile valutare se l’aggiunta della competenza  sul “merito” al Ministero della Pubblica Istruzione sia la soluzione del problema e sono evidenti i pericoli di una gestione sbagliata di quella competenza. Una società gestita da una selezione di “migliori” o meritevoli prodotti da una gestione burocratica, politica o tecnica del merito, è il rischio che viene subito in mente.

Libertà, pluralismo, cultura devono guidare la meritocrazia e sarà opportuno strutturare i processi di formazione, crescita e selezione in modo conseguente affinché la società del merito efficace non ci faccia rimpiangere l’orrore della società mediocre eguale.

lorenzo matteoli

Gabriella Peretti commenta il mio post con questa nota:

E’ interessante vedere come ciascuno interpreta l’aggiunta della parola merito al nome del Ministero.. Tu fai un’analisi  del “termine in assoluto” e come la sinistra lo ha interpretato. Corretta, ma secondo me fuori contesto. Un’ altra analisi può essere fatta non in assoluto ma circostanziata al tipo di ministero. Nella fattispecie il Ministero della Pubblica istruzione ha come territorio la scuola dell’obbligo e le scuole superiori. Il merito riferito alla scuola dell’obbligo ha un significato che va analizzato: questa  scuola deve assicurare a tutti di arrivare ad un certo livello non solo ai migliori. Poi che il merito vada riconosciuto se si rileva è indiscutibile. Altra cosa è il merito relativamente all’università che fa capo ad altro Ministero…….dove il merito deve essere riconosciuto certamente. Ma questo esula da questa analisi, perchè non è stato aggiunto nessun termine a questo Ministero. Conclusione: non ha nessun senso aggiungere il termine al nome del Ministero P. I.   Indicazioni di qualità, tipologia….saranno date dalla cultura di chi lo guida e di chi applica i dettati del Ministero. 

GP

Giusto. Secondo me Giorgia Meloni voleva a tutti i costi e comunque ficcare “merito” da qualche parte...

LM

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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