Le responsabilità di chi dovrebbe intervenire
È chiaro che nessun governo democraticamente eletto in Europa è in grado di affrontare il problema dei migranti alla scala storica, geografica, geopolitica, sociale necessaria per risolverlo. Questo perché i rappresentanti democraticamente eletti nei vari paesi dell’Unione sono il prodotto di elettorati dominati da valori congiunturali di breve termine per i quali gli immigrati sono un pericolo, “portano via il lavoro ai lavoratori locali”, in maggioranza islamici, non integrabili culturalmente né socialmente, potenzialmente delinquenti, etc. etc.
Gli immigrati a loro volta sono il prodotto delle politiche finora applicate per la gestione del fenomeno quindi emarginati, ghettizzati, sistematicamente spinti ai margini delle società e verso la fascia criminale dei sistemi sociali.
Per farsi eleggere i candidati politici cercano i voti di queste basi elettorali con proposte e programmi duri contro l’immigrazione e questo rende il problema praticamente insolubile per il futuro.
La contraddizione è che tutti i paesi europei sono attualmente in una dinamica demografica negativa. L’Europa sta inesorabilmente spopolandosi di autoctoni e sta invecchiando. Non si trova manodopera per l’industria, non si trova manodopera per l’assistenza sociale e in generale per i servizi di base di una moderna società post-industriale.
Ovvero mentre l’Europa respinge i migranti, ne ha disperatamente bisogno.
È urgente e indispensabile una modifica radicale del paradigma contraddittorio, ma la classe politica al potere viene eletta con un mandato che nega con fermezza questa evidenza urgente.
Sul versante delle origini dei flussi migratori verso l’Europa si assiste all’abbandono da parte dei giovani e dei soggetti più validi di paesi che invece ne avrebbero disperatamente bisogno.
Si configura un problema planetario internazionale, vasto di lungo termine storico, che richiederebbe visione planetaria e multi-generazionale.
Nulla di questo è oggi in essere nelle Nazioni Unite, nell’Unione Europea, nell’Unione dei Paesi Africani, nell’Asean.
Il problema dei flussi migratori è trattato in termini congiunturali e di breve termine, con misure emergenziali, poliziesche, quando non peggiori e spesso addirittura criminali.
La proposta politica è lasciata alla miopia e all’egoismo razzista di una visione di breve termine suicida spesso al limite del genocidio: lager e campi di tortura e stupro riservati paradossalmente ai soggetti migliori, giovani, donne e madri coraggiose. I più coraggiosi e intraprendenti.
Sul tema è giustificato il pessimismo: fino a quando gli organismi sovranazionali resteranno inerti di fronte a una loro urgente enorme chiara competenza e responsabilità?
Fino a quando i responsabili nazionali continueranno a fare gli sbirri mediterranei, a finanziare campi di stupro e tortura, a vantarsi di operazioni vergognose e criminali per conquistare il voto delle masse ignoranti e razziste, invece di impegnarsi per promuovere la sensibilità delle istituzioni internazionali competenti e autorevoli nel merito?
lorenzo matteoli
NOTA: sullo status giuridico dei “naufraghi” vedi: https://www.lastampa.it/politica/2022/11/06/news/le_regole_del_mare_cosa_prevede_il_diritto_internazionale_per_i_migranti_del_mediterraneo-12222366/?ref=LSHSTD-BH-I0-PM6-S7-T1
MORE ON MIGRANTS
It is clear that no democratically elected government in Europe is capable of addressing the problem of migrants on the historical, geographical, geopolitical and social scale consistent with its solution. This is because the democratically elected representatives in the various countries of the Union are the product of voters dominated by short-term egotistical, racist values , suggesting immigrants are dangerous; “ They take away jobs from local workers”, most of them Islamic, who cannot be culturally or socially integrated, potentially delinquents, etc. Immigrants in turn are the product of the policies applied until now for the management of the phenomenon, marginalized, systematically pushed to the edges of society and towards the criminal segment of social systems.
To get elected, political candidates seek the votes of these social layers with dire proposals and programs against immigration and this makes the problem practically insoluble for the future. It will be more-of-the-same forever.
The contradiction is that all European countries are currently in a negative demographic dynamic. Europe is inevitably aging. There is no labor for industry, no labor for social assistance and in general for the basic services of a modern post-industrial society, which implies a short term unavoidable catastrophe.
Europe rejects migrants, while desperately needing them.
A radical modification of the contradictory paradigm is urgent, but the political class in power is elected with a mandate that firmly denies this evidence.
On the “supply side” of migratory flows towards Europe, we are witnessing the abandonment of countries by young people and by the most valid subjects that desperately need them.
An international, vast and multigenerational planetary problem arises, which would require a planetary and multigenerational vision: a time window of 80 to 100 years.
Nothing like this is currently available in the United Nations, in the European Union, in the Union of African countries, in the ASEAN.
The problem of migratory flows is dealt with by short-term, emergency, military, and often even criminal measures.
The political proposal is left to the shortsighted and racist selfishness of a suicidal vision often bordering on genocide: concentration camps, torture and rape camps paradoxically reserved for the best, most courageous and enterprising subjects.
Utter pessimism is justified on this issue: How long will international organizations ignore their huge responsibility?
How long will the national political leaders continue to be Mediterranean cops, to finance rape and torture camps, to brag about shameful and criminal operations to win the vote of the ignorant and racist masses, instead of working to promote the sensitivity of the competent and authoritative international institutions?
Lorenzo Matteoli
NOTE: on the legal status of the shipwreck victims saved in the Sicilian Channel see : https://www.lastampa.it/politica/2022/11/06/news/le_regole_del_mare_cosa_prevede_il_diritto_internazionale_per_i_migranti_del_mediterraneo-12222366/?ref=LSHSTD-BH-I0-PM6-S7-T1
Ciao Lorenzo,
purtroppo il tema davvero complesso da analizzare, anche se tu sei riuscito a fotografare perfettamente l’attuale situazione, rappresenta una piaga oramai insanabile.
Difficile stabilire dove sia il giusto, anche se, alcune nazioni lontane da noi dove in una di queste peraltro, con mia grande sana invidia vivi tu, ci insegnano che una politica attenta e restrittiva sull’immigrazione, alla lunga, premia il territorio.
Un abbraccio.
Luca Filippi
GRUPPOLF
Caro Luca,
Certo….ma non insanabile… la storia dell’Europa e del mondo è storia di migranti (in and out).
Quasi sempre la selezione, ammissione, respingimento venivano fatte a fil di spada. Non c’era molta dialettica. Oggi si dovrebbe poter fare meglio.
L’Italia (più di ogni altro paese in Europa) è stata fatta dai migranti da millenni e l’Australia di oggi anche.
La politica deve essere attenta e tendere a giusti equilibri.
Noi abbiamo bisogno di migranti (direi molto bisogno) e i paesi dai quali fuggono non possono permettersi di perdere i loro soggetti migliori se vogliono un futuro fuori dalla fame e dalla miseria.
Devono impegnarsi responsabilità planetarie (i Salvini sono disperatamente incompetenti e pericolosi) con progetti di scala geopolitica adeguata e su tempi emi-secolari se non secolari. (EU, ONU, ASEAN …)
Il mio astio nei confronti di questa classe politica è per la loro disperante inadeguatezza nell’attivare questo impegno.
Grazie del tuo pensiero e feed-back: molto apprezzato!
Cercherò di essere meno astioso: su questo hai proprio ragione!
Auguri, hugs,
Lorenzo