In questo mondo e tempo dominato dalla “comunicazione” la cosa strana è che non c’è spazio per la comunicazione individuale. Ovvero quello che ognuno di noi pensa privatamente su problemi, crisi, differenze, guerre, angosce, catastrofi nel marasma comunicazionale globale non ha spazio. Il pensiero individuale resta circoscritto alla ristretta cerchia degli amici e spesso anche con loro non c’è tempo luogo o spazio cibernetico nel quale “comunicare”. Posso scrivere ai giornali con pochissime (zero) speranze di essere pubblicato, posso farmi un “blog”, o uno spazio su facebook o su twitter, ma anche con questi potentissimi strumenti le mie idee restano riservate a pochi. A parte la difficoltà di operarli per il normale utente. È vero che ci sono “influencer” che raggiungono milioni di followers, ma ci sono pochi followers che raggiungono milioni di soggetti informabili. Le idee e gli argomenti che si dibattono sui “social media” attraverso gli influencer sono poi penosamente banali: Barbie (tremilioni di followers) ci racconta dei cessi e dei caffè sugli aerei, Salvini (anche lui con milioni di followers) fa l’elogio di Trump, Putin e Bolsonaro, mentre guerre mostruose uccidono le decine di migliaia, catastrofi epocali compromettono regioni e continenti, rivoluzioni giuste e sacrosante vengono soffocate nella tortura, nella galera e i giovani e le giovani che si espongono vengono fatti fuori a bastonate o impiccati da governi di boia fanatici e dalle loro “polizie morali” di stupratori malati di mente. È vero Cacciari viene intervistato e dice le sue idee sul PD, sui 5Stelle e sulla Meloni, ma perché solo Cacciari e non i milioni che hanno idee e che pensano? E perché dobbiamo subire le banalità di Giletti, Santoro, della Gruber e degli altri manipolatori tokscioccari e non possiamo mai dire la “nostra”? È tempo di recuperare una dimensione “individuale” alla comunicazione ed è banalmente giusto:
che l’opinione di ognuno su problemi importanti non sia costretta alla sfera strettamente privata, ma abbia lo spazio più ampio possibile
Questa considerazione apre una serie incredibile di opzioni. Che sono implicitamente illustrate nelle figure associate a questo post. Stamparsi la propria opinione sinteticamente espressa su iron-on peel off Epson paper e appiccicarsela sulla T shirt in modo che sia leggibile al bar, nei negozi, sul tram, alla posta etc. da tutti quelli che la vedono.
Ma in un futuro nel quale questa idea prendesse campo (che ci sarà sicuramente) i produttori di abiti, giacche, cappotti, maglioni, maglie e magliette etc. potrebbero aggiungere una tasca trasparente di opportuno formato (A4 più i bordi) nella quale inserire il poster con l’opinione individuale civilmente e francamente espressa. I negozi che vendono magliette potrebbero avere un servizio di stampa sulle magliette vendute in modo che ognuno possa comprarsi la maglietta con l’opinione che ritiene giusto e importante comunicare scritta o con immagini adeguate. I giornali potrebbero fornire link online con i poster per diverse opinioni preconfezionati ad uso di utenti che non hanno tempo e mezzi per prodursi il proprio poster. Le implicazioni pubblicitarie per questa idea sono ovvie e interessanti e anche preoccupanti.
Lorenzo Matteoli
NOTA: Le immagini all’inizio sono speculari pronte per essere stampate su iron-on Epson paper, copiatele, ingranditele e fatevi il vostro poster personale…,se volete.
English translation
PERSONAL OPINION COMMUNICATION
In this world and time dominated by “communication“, the strange thing is that there is no space for individual communication. That is, what each of us thinks privately about problems, crises and catastrophes in the global communication chaos has no space. Individual thought remains limited to a small circle of friends and often, even with them, there is no time or cybernetic space in which to “communicate“. I can write to newspapers with very little hope of being published, I can make a “blog”, or set up a space on facebook or twitter, but even with these very powerful tools, my ideas remain reserved for the few. It is true that there are “influencers” who reach millions of followers, but there are few followers who reach millions of informable subjects. The ideas and topics that are debated on “social media” through influencers are painfully banal: Barbie (three million followers) tells us about the toilets and coffees on planes; Salvini (also with millions of followers) promotes Trump, Putin and Bolsonaro, while monstrous wars kill tens of thousands, planetary catastrophes compromise regions and continents, fair long-due revolutions are strangled in torture, and the young men and women who fight them are beaten to pulp or hanged by governments of fanatical executioners and their “moral police” of mentally ill rapists. It’s true Mr. Cacciari is interviewed on TV and gives his ideas about the Democratic Party, the 5 Stars and Meloni, but why only Cacciari and not the millions who have other ideas and think? And why do we have to stand the banalities of Giletti, Santoro, Gruber and the other talk-show manipulators and can never have our say?
It is time to recover an “individual” dimension to communication:
that everyone’s opinion on important issues should not be confined to the strictly private sphere, but should have the widest possible broadcasting
This consideration opens up an incredible array of options which are implicitly illustrated in the figures associated with this post. Print your opinion briefly expressed on Epson iron-on peel off paper and stick it on your T-shirt so that it can be read by all who see it in bars, shops, trams, post offices, etc.But in a future in which this idea takes hold (as it certainly will) clothing producers could add a transparent pocket of an appropriate format (A4) in which to insert the poster with the individual opinion properly expressed. The shops that sell t-shirts could have a printing service so that everyone could buy the t-shirt with the opinion that he believes is right and important to communicate, written or printed with suitable images. Newspapers could provide online links to predesigned opinion posters for users who lack the time and means to produce their own posters. The advertising implications for this idea are interesting and perhaps even concerning.
Lorenzo Matteoli