Sono preoccupanti le notizie che vengono dal mondo della scuola: violenza in classe, bullismo e aggressioni contro gli insegnanti, genitori che aggrediscono gli insegnanti che si permettono di richiamare all’ordine i loro figli, studenti ubriachi in classe …
Un malessere diffuso in tutto il Paese e, a quanto sembra, diffuso anche in altri paesi europei.
Ci si chiede l’origine di questa malattia sociale delle nuove generazioni e ci si chiede quali strumenti e quali iniziative da parte della classe dirigente (sociale e politica) possano essere prese per intervenire sul fenomeno.
In termini molto generali si può dire che il fenomeno sia conseguenza di una generale caduta di autorevolezza della classe dirigente (sociale e politica) del paese.
Non sono credibili i nostri rappresentanti politici, non ha credibilità né autorevolezza la generazione che dovrebbe esercitare controllo e indirizzo sulle generazioni giovani.
Se va individuata una responsabilità sociale e generazionale il problema sembra radicato nella generazione tra i 30 e i 50 anni. Quelli che sono nati tra il 1970 e il 1990 e che sono stati educati dalla scuola italiana tra il 1985 e il 2005 e quelli che sono stati educati tra il 2005 e il 2015.
In quel tratto di tempo è chiaro che i “valori”, il rispetto degli Istituti, il rispetto degli “altri” e del “pubblico”, non sono stati elementi “forti” della comunicazione didattica e formativa della scuola italiana. Direi anzi che erano proprio i valori oggetto di forte contestazione negli anni 1960-1970.
Con facile e opinabile moralismo si potrebbe dire che “chi semina vento raccoglie tempesta”, ma l’ipotesi è comunque degna di qualche attenzione.
L’insofferenza attuale nei confronti degli insegnanti, l’ostilità nei confronti degli Istituti, l’arroganza dei genitori nei confronti degli insegnanti dei figli, sono l’immagine speculare del populismo in politica, dell’insofferenza nei confronti della “competenza”, della demagogia come matrice politica, del puerilismo amministrativo emblematicamente rappresentato dalla cultura degli eletti 5Stelle e più in generale della sindrome politica che viene connotata come “populismo”. Con termine meno nobile, e più c corretto, si tratta di banale demagogia
Il rispetto degli “altri” del “sociale”, degli “Istituti”, la competenza, sono elementi insostituibili della Democrazia. Quando questi elementi strutturali vengono dequalificati l’intero edificio dello Stato Democratico è a rischio, se non è già compromesso.
La domanda è come si ricostruisce la credibilità e l’autorevolezza generazionale (politica e sociale) che è stata dequalificata?
Certo non esercitando “autorità” e utilizzando “potere”. Perché l’”autorità” e il “potere” esercitati da soggetti poco credibili peggiorerebbero la situazione di degrado e aumenterebbero le situazioni critiche.
“When good men and good women do nothing, bad things happen.”
Bisogna ricominciare da zero.
Ci salveranno i nonni?
…prima di estinguersi…
Lorenzo Matteoli