
Il PNRR? Un investimento sistemico sul riassetto idrogeologico della Penisola
Approfondimento del problema
Ho ricevuto diversi commenti al mio pezzo sui “ritardi del PNRR” e ho svolto qualche indagine per capire meglio il problema.*
Mi scuso per l’approssimazione del mio precedente post.
Ci sono responsabilità relative sia del governo Conte che del governo Draghi e fondamentali del governo Meloni.
Ci sono anche responsabilità più diffuse e antiche della struttura professionale italiana che rendono difficile il rapporto tecnico con l’Europa.
Resta comunque vero che il primo ministro Meloni e il ministro per le infrastrutture Salvini non hanno ancora capito il problema e non sono ancora intervenuti in modo efficace per risolverlo, limitandosi ad un futile tentativo di scaricare le loro responsabilità senza affrontarle.
Ecco una sintesi dei problemi e delle responsabilità.
A.
Conte: per avere impiegato sei mesi per presentare una proposta a Bruxelles quando la lettura delle scadenze avrebbe dovuto suggerire una linea di urgenza immediata.
Draghi: anche il governo Draghi non ha percepito la necessità di operare con urgenza e ha voluto rivedere la proposta Conte accumulando un ulteriore ritardo.
Va comunque tenuto presente che sia Conte che Draghi hanno fatto miracoli in piena pandemia nel rispettare tempi per produrre un mega piano. Purtroppo nel nostro paese non abbiamo una capacità di mettere insieme piani straordinari intersettoriali coordinati. Occorre una authority per fare operazioni così complesse.. Draghi lo aveva presente e ha affidato il compito alla McKinsey…
B
I ventimilioni di Euro per la valorizzazione dei “superborghi” sulle linee informatizzazione e green hanno trovato i sindaci completamente sprovveduti. Non ci sono state condizioni coerenti con lo spirito degli interventi delineati da Bruxelles. Non c’erano progetti pronti e i tempi per predisporli rendevano impossibile l’iniziativa. I comuni hanno abbandonato l’ipotesi per la sua inerente “impraticabilità”. Si sarebbe dovuto subito mettere in atto una struttura mista tra i comuni selezionati in grado di stimolare, coordinare, implementare in deroga.
C.
Le competenze sia professionali esterne che interne alle amministrazioni in grado di affrontare i temi del PNRR erano già impegnate sul “bonus” edilizia e non disponibili ad affrontare nuovi compiti.
D.
La documentazione richiesta da Bruxelles per la presentazione delle proposte è complessa e in Italia non ci sono molti professionisti in grado di riscontrarla.
I nostri architetti e ingegneri non sono preparati per produrre la documentazione progettuale ed economica richiesta da Bruxelles. Pochissimi istituti universitari, dipartimenti o enti parauniversitari sono in grado di riscontrare la documentazione richiesta da Bruxelles.
I Politecnici (Milano e Torino) e le facoltà di Ingegneria e Architettura dovrebbero attrezzare corsi universitari per la preparazione di professionisti capaci di riscontrare le condizioni progettuali imposte dalla partecipazione ai bandi europei.
Questi sono i motivi generali per cui quasi sempre, se non sempre, i finanziamenti Europei non possono essere riscattati dall’Italia.
Le responsabilità del governo Meloni
Il primo ministro Meloni e il suo ministro per le infrastrutture Salvini appena insediati avrebbero dovuto affrontare il problema e istruire uffici e competenze professionali in grado di affrontare le implicazioni professionali, progettuali e organizzative imposti dai finanziamenti PNRR nelle condizioni di urgenza richieste dalle scadenze europee.
Tutto il problema è stato affrontato con leggerezza se non assolutamente ignorato.
Comunque né Meloni né Salvini hanno la minima idea di che cosa e come fare. La classe dirigente e professionale che si ritrovano è talmente scadente da essere impresentabile e inascoltabile. Dunque, cercano di scaricare.
Se necessario bisognava ricorrere a competenze professionali francesi, tedesche, olandesi o belghe, oppure a forti aziende nel campo della professione progettuale internazionale come aveva fatto Draghi.
Se non verranno affrontati i problemi schematicamente delineati, non solo questa occasione andrà persa, ma molte altre a venire. Come molte occasioni sono state perse in passato.
La responsabilità di Bruxelles
La complessità dei bandi e delle norme per la presentazione di progetti e per l’acquisizione di finanziamenti europei rasenta il ridicolo per difficoltà e intrigo di interpretazione** e di riscontro.
Bruxelles dovrebbe porsi seriamente il problema di semplificare e chiarire norme e documentazione richiesta per riscontrare i suoi concorsi, bandi e finanziamenti.
La valutazione de La voce e di Open Polis
Sia La voce che Open Polis hanno ignorato la sostanza del problema limitandosi a una valutazione superficiale della complicata vicenda.
Le accuse di Salvini e Meloni ai precedenti governi
Le accuse di Salvini e Meloni ai precedenti governi sono strumentali e hanno sostanzialmente lo scopo di nascondere le responsabilità dell’attuale governo.
Gli atteggiamenti dei ministri italiani si inquadrano nel generale stato deprecabile dei rapporti dell’Italia con Bruxelles: generale caduta di credibilità, polemiche faziose e puerili, sistematica evasione di responsabilità.
Scarsa presenza e carenza propositiva.
Conclusione
Allo stato attuale conviene valutare quanto convenga perseguire il finanziamento di 200 miliardi del PNRR solo un terzo dei quali in conto capitale.
Mettere a bilancio i due terzi nelle attuali condizioni del debito pubblico italiano potrebbe comportare non poche difficoltà.
Il governo non è in grado di rivedere e adattare il programma. Non ha nessuna cultura di progetto e di programmazione.. Rinunciare significa perdere futuro, continuare sbandando significa perdere soldi.. di male in peggio.
Una revisione radicale dell’iniziativa per adattarla alla specifica situazione italiana potrebbe essere un utile obbiettivo politico di medio lungo termine sul quale chiedere l’attenzione dell’Europa. Invece di chiedere rinvii e dilazioni delle scadenze per spendere, comunque “male”, i soldi del PNRR.
In questa ipotesi segnalerei come priorità un investimento sistematico di medio termine nel riassetto idrogeologico del territorio.
Ma questo governo non è in grado di concepire né gestire una operazione di questa portata.
Lorenzo Matteoli
- *conversazione con Andrea Terranova e con Roberto Pagani
- ** per una documentazione più completa su questo punto vedi:
- https://pagellapolitica.it/articoli/perche-litalia-non-sa-spendere-i-fondi-europei