Il Presidente Sergio Mattarella
Oggi su la Repubblica quattro commenti interessanti:
- Il Presidente Mattarella a Varsavia richiama l’Europa a un atteggiamento più intelligente, attuale e civile sul problema dei migranti (Carmelo Lopapa)
- I ritardi e le contraddizioni sul PNRR come specchio di una serie di problemi strutturali di lungo periodo dell’amministrazione italiana (Giovanni Moro)
- PNRR: inveritre la rotta. Son stati commessi molti errori, richiesti soldi che non siamo in grado di spendere, mancano progetti veramente prioritari “immediatamente cantierabili”. Boeri e Perotti rispondono alle obiezioni di Cottarelli, Giavazzi, De Bortoli ed elaborano sul concetto di “rendimento sociale” degli investimenti”.
- Gli spazi di “libertà oggi: l’attuale pericoloso e assurdo scivolamento (a destra) del concetto di libertà (Luigi Manconi)
Ecco una breve riflessione sui tre temi.
Migranti. L’appello del Presidente Mattarella per una politica civile e attuale sul problema dei migranti è una chiara condanna delle linee del governo Meloni Salvini, espressa con l’autorevolezza e il rigore che sono la firma del nostro Presidente. L’appello è diretto all’Europa perché i due responsabili italiani “intendano”. Stanno portando il Paese su una tattica emergenziale mentre il problema è strutturale e di lungo termine. Sostanzialmente per asservimento alla demagogia, e contro gli interessi del Paese oltre che a criteri di saggia politica di medio lungo termine e di civiltà. Salvini promuove, e Meloni si adegua, un atteggiamento di grettezza razzista incoraggiando i sentimenti più retrivi dell’elettorato italiano senza tenere conto delle vere esigenze del Paese che ha disperato bisogno di manodopera nel breve termine e che deve impostare strategie di lungo termine di contrasto alla curva demografica negativa.
PNRR. È vero che in ritardi sul PNRR sono la conseguenza di una situazione calcificata da decenni della burocrazia Italiana. Ma la cosa era nota e accertata e fin dal governo Conte avrebbe dovuto essere affrontata con opportune misure. Ci sono strumenti e sono stati utilizzati più volte:
* organizzare una struttura ad hoc per la gestione dei progetti PNRR,
* istituire una area burocratica speciale con le competenze per affrontare tutti i problemi per la “messa a terra” dei progetti.
* utilizzare quella struttura per impostare le riforme da tempo rinviate
Draghi con l’affidamento a strutture professionali internazionali (McKinsey) aveva in qualche modo indicato una via, ma non è stato dato seguito. Il governo Meloni/Salvini manca di cultura progettuale e avvelenato dalla demagogia più gretta si limita a misure tattiche finalizzate all’acquisizione di consenso più che alla soluzione di problemi.
PNRR Cambiare rotta. Tito Boeri e Roberto Perotti insistono con la necessità di non drammatizzare la rinuncia di parte del finanziamento: abbiamo chiesto troppo per stupida furbizia e non siamo in grado di spendere i soldi che abbiamo chiesto. Rinunciare a una parte è una decisione seria e apprezzabile, dicono Boeri e Perotti. Vero, ma anche vero che il governo di un Paese di 62 milioni di abitanti deve avere la capacità di gestire una emergenza di questo genere. Abbiamo imprese che operano a livello internazionale su progetti di enorme dimensione finanziaria e impegno progettuale ed esecutivo (i.e Ristrutturazione del Canale di Panama, lo spostamento del tempio di Abu Simbel, la diga di Kariba), abbiamo Scuole Politecniche che sono in grado di svolgere progetti di enorme impegno tecnologico. Abbiamo problemi infrastrutturali di enorme portata (i.e. assetto idrogeologico della Penisola, manutenzione di migliaia di ponti autostradali in situazione strutturalmente critica, aggiornamento e potenziamento di migliaia di kilometri di autostrade progettate negli anni 60). Possibile che manchi solo la decisione politica? Possibile che per spendere soldi si debba ricorrere alla costruzione stadi di calcio?
La libertà. Riflette Luigi Manconi “Il governo dell’emergenza (Covid) che si assumeva la responsabilità di decisioni impopolari ha finito per rappresentare un potere autocratico “di sinistra”, perché sostenuto dai partiti di quell’area… In questo scenario, le voci critiche si collocavano pressocchè tutte a destra, blandite dagli ammiccamenti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni… l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, ha introdotto un ulteriore elemento distorsivo. Lo schierarsi dei Paesi occidentali della parte dell’aggredito è stato considerato è stato considerato come l’ultimo atto di quella Grande Cospoirazione, dove tutto coincide: le multinazionali e la NATO, Joe Biden e gli ebrei askenaziti. Il risultato è psichdelico…in un gigantesco gioco di automanipolazione la Russia di Vladimir Putin diventa il luogo della libertà, in contrapposizione al dispotismo delle democrazie, di cui sarebbe espressione la volontà omologante dell’Occidente con la sua corruzione morale e i suoi costumi decadenti. Contro tutto ciò la Russia rappresenterebbe il baluardo di una identità naturale e tradizionalista, di una civiltà maschia e di un popolo coeso. Ancora una volta le istanza di libertà sembrano collocarsi a destra. ….”
L’analisi di Luigi Manconi è preoccupante… e così la conclude: “tutto ciò dovrebbe indurre a una riflessione radicale proprio sui fondamenti della categoria di libertà.”
Per sapere dove si collocano gli spazi di libertà da difendere come prioritari e per evitare l’orrore che questi vengano identificati dall’irresponsabilità dei no-vax, o da criminali come Donald Trump o Vladimir Putin e dei loro sostenitori come Matteo Salvini (come sta succedendo per effetto della deformazione populista della dialettica sociale in corso) basta ricordare il solido assioma che “la libertà di un soggetto sociale finisce dove comincia la libertà di un altro soggetto sociale”[1].
Lorenzo Matteoli
[1] “la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri” Martin Luther king