Colpiscono due cose nella incredibile storia della fuga dall’Italia (prevedibile e prevista) del ricco (belloccio) e potente trafficante russo: 1) la rapidità ed efficacia delle reazioni della burocrazia italiana negli ultimi giorni del governo Draghi; 2) la lentezza e confusione delle reazioni della stessa burocrazia (e del Ministro Nordio) nei primi giorni del governo Meloni.
Il denaro, sicuramente abbondante, disponibile per organizzare la fuga non è stato efficace nei giorni di Draghi, ma è stato immediatamente risolvente nei giorni di Meloni/Nordio.
Ovvero: mentre la burocrazia Draghiana era impermeabile al denaro russo, la stessa burocrazia (o una sua differente versione e diversi rappresentanti con analoghi poteri) è stata permeabilissima e pronta sotto la gestione Meloni/Nordio.
È cosa nota che una delle cose più difficili per i “corruttori” è trovare disponibili e capaci “corruttibili”. Sappiamo anche che a fronte di adeguato prezzo sono pochi quelli che non si vendono. E l’offerta di denaro rusky doveva essere a prova di onestà d’acciaio, qualità rara nella giungla burocratica italiana. In difetto di precise direttive “politiche”. (tipo: fare un dispetto agli odiati Yankees e un favore agli amici di Vladimir Putin).
Nel complesso, a vicenda praticamente chiusa dalla facile e comoda evasione (con il braccialetto elettronico), non resta che ammirare la professionalità e competenza dei “corruttori” russi che nel giro di poche ore (del cambio di governo) hanno saputo trovare la linea di “corruttibili” sicura ed efficace.
Riesce molto difficile credere che non ci sia stata una direttiva politica di calibro superiore.
Il denaro, o le informazioni: cioè nomi e cognomi, di chi manovra armi, petrolio e tecnologie belliche è in grado di spianare montagne.
Come diceva un grande Maestro: “a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”.[1]
Lorenzo Matteoli
[1] Non sarebbe necessario dirlo, ma le giovani generazioni possono ignorare l’autore della famosa battuta: il “divo” Giulio Andreotti buonanima.