Matteo Renzi e gli occhioni blu di Lilli

 

Lorenzo Matteoli,

28 Ottobre 2014

 

Interessante nella trasmissione di 8 e mezzo con Mattteo Renzi la reazione della conduttrice Lilli Gruber alla chiarissima e rigorosamente logica affermazione di Renzi che il Governo ascolta i sindacati ma non “tratta” con i sindacati. La Gruber non ha nascosto lo stupore e per “ribadire” ha chiesto, interrompendo Renzi e con una vena di provocazione …” quindi il Governo non deve trattare con i sindacati?…” Il tono era di persona stupita dall’enormità della affermazione di Renzi.

La posizione di Matteo Renzi è, se vogliamo, banale, nel suo rigore concettuale: le leggi si fanno in Parlamento, il Governo non deve chiedere il permesso ai sindacati per fare le leggi, i sindacati devo trattare sì ma con le controparti imprenditoriali… ognuno deve tornare a fare il suo mestiere.

Renzi ha sistemato con chiarezza e grande libertà di mente ed ideologica una ingombrante vacca sacra della democrazia italiana: il moloch della “concertazione”.

Una delle tante, ma forse la più grave e velenosa, malattia della democrazia italiana: i rappresentanti del popolo democraticamente eletti ai quali il voto ha dato un preciso mandato di governo, una volta eletti e al Governo invece di esercitare la responsabilità per la quale sono “deputati” (nomen substantia rerum) che fanno? Non governano. Trattano con istituti, associazioni, terzi NON ELETTI per gestire di concerto la cosa pubblica. Una vera bestemmia nei confronti del concetto fondamentale di democrazia: il governo del popolo attraverso i suoi delegati democraticamente eletti. Ma Lilli Gruber con gli occhioni bellissimi sgranati per la meraviglia non ha nemmeno il sospetto della offesa oramai diventata prassi corrente e accettata come un indiscutibile dato di fatto.

Il tradimento della democrazia che in Italia è stato perpetrato sistematicamente per 50 anni e che è diventato talmente solido e “istituzionale” che una persona di cultura politica sofisticata e matura come Lilli Gruber si stupisce quando viene limpidamente svuotato e denunciato come ha fatto Matteo Renzi.

L’altro dettaglio “antropologico” della reazione di Lilli Gruber è quel non deve trattare. Matteo Renzi ha detto non tratta. Non ha detto non deve trattare.

Una differenza sostanziale. Il concetto di dovere o non dovere non era nella logica del pensiero di Matteo Renzi. Il sole brilla. Il sole non deve brillare.

Due dettagli che ritengo significativi: il primo illumina sull’enorme spazio di cultura politica che deve essere recuperato dopo mezzo secolo abbondante di degrado dialettico quando ci si stupisce di fronte a una affermazione di assoluta fondamentale verità: il Governo non tratta con soggetti che non sono stati eletti dai cittadini, non con sindacati, non con le associazioni di categoria, non con i banchieri, non con i boy scouts, non con i rapinatori, non con la mafia, e non con i terroristi.

La sovranità del Parlamento è l’unica fondamentale garanzia in una democrazia non perversa. Lilli Gruber, bellissima signora, dovrebbe rileggere qualche testo fondante o forse dovrebbe leggerlo e riflettere criticamente sul suo stupore: ….” WOW !!!…l’acqua si beve ????!!”

Il secondo dettaglio “antropologico” è il passaggio da “non tratta” a “non deve trattare”, forse una sottile differenza per qualcuno, ma a mio avviso sostanziale esempio della manipolazione che molti conduttori televisivi praticano nei confronti dei loro intervistati od ospiti. Una vecchia, grezza tecnica frattocchiana: deforma il pensiero della controparte in modo che sia più facile contrastarlo. Attribuisci alla controparte una posizione “negativa” per poterla contrastare con facilità. Lilli Gruber la usa con eleganza e le viene perdonata per via degli occhioni azzurri e della bella persona, ma lo strumento resta grossolano. Nel suo caso denuncia una seria lacuna concettuale.

Le critiche nei confronti di Renzi occupano spazio sempre più ampio nella stampa italiana: parole e pochi fatti, evasivo, ministri incompetenti, azione di governo pasticciata e confusa, priorità sbagliate. La stessa qualifica di grande comunicatore è in realtà derogativa. Il peggiore insulto: “…è come Berlusconi…” quando la distanza fra i due è siderale.

La mia sensazione è che Renzi si stia solo ora rendendo conto della enormità del problema che deve affrontare che non è solo un problema di legislazione, di economia, di amministrazione, di Europa, di riforme, di rottamazione. Il problema è il vuoto culturale della classe dirigente, la povertà di visione strategica, la depressione della pubblica opinione, la tortuosità delle strategie politiche e dei linguaggi che le rappresentano, la ignoranza e il conformismo dei media, i mostri ideologici consolidati e accettati acriticamente come se fossero verità rivelate. È difficile rottamare il vuoto.

Nessuno è in grado di dire se Matteo Renzi ce la farà o meno, ma quando vedo la chiarezza dei suoi concetti, la “levitas” con la quale li esprime, il coraggio con il quale smantella antichi mostri ideologici e spappola vacche sacre di mezzo secolo di inquinamento dialettico da consociazione, la semplicità di linguaggio e la disponibilità dell’atteggiamento non posso fare a meno di apprezzare: l’Italia, in tutta la sua storia, non ha mai avuto un personaggio paragonabile al governo.

 

 

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