Nel 2018 sono state registrate oltre 28 milioni di fatture ricevute, e non respinte, dalle pubbliche amministrazioni, per un importo totale pari a 163,3 miliardi di euro, di cui 148,6 miliardi effettivamente liquidabili (ossia al netto della quota IVA e degli importi sospesi e non liquidabili).
(http://www.mef.gov.it/focus/article_0055.html),
Secondo la mozione approvata (ma non vincolante) dal Parlamento questa è la cifra che il Governo Salvini/Dimaio intende saldare con i minibot nel 2020.
Ad aprile 2019 il debito pubblico si è attestato a 2.373, i crediti commerciali dei fornitori dello stato, i 148.6 miliardi, sono quindi un sedicesimo del debito pubblico dello stato, il 6.25% circa.
I minibot che le aziende creditrici riceveranno (e dovranno accettare) potranno essere impiegati da queste per acquistare beni, pagare dipendenti, ma sostanzialmente potranno essere impiegati per pagare le tasse e così ritornare all’ente emittente in tutto o in parte se le tasse dovute sono maggiori o minori del credito saldato con i minibot.
Per un periodo di tempo difficile da calcolare (3, 4, 5, 6 anni o più a seconda del debito fiscale delle aziende) i minibot emessi andranno ad aumentare la liquidità in circolazione. Se la misura viene mantenuta negli anni successivi, come è probabile, nel giro di una decina di anni la cifra complessiva potrebbe diventare molto più grande del 6.25% e raggiungere percentuali del 20-30% e più significative ancora. Cifre di importanza tale da avere un significato finanziario e monetario pesante sulla liquidità circolante. Lo stesso si può dire della importanza di questa “liquidità” rispetto al debito sovrano. Un fattore monetario rilevante nella dinamica degli scambi completamente al di fuori del controllo della Banca Centrale Europea.
Pur essendo una parte significativa del debito sovrano dello Stato i minibot non saranno gravati da interesse e la loro scadenza non sarà programmabile con precisione essendo lasciata ai loro detentori la scelta se pagare meno le tasse con i minibot o con Euro effettivi.
In queste “imprecisioni” o lacune istituzionali si nasconde il pericolo al quale hanno accennato il Ministro Tria e altri economisti. Il vantaggio di avere un debito non gravato da interessi verrebbe pagato con il rischio di trovarsi con tasse pagate in modo totale o prevalente con minibot e quindi nella situazione di non avere liquidità necessaria a pagare debiti non saldabili con minibot (gli interessi sui veri BOT detenuti da banche straniere per esempio).
La circolazione dei minibot usati come valuta alternativa all’Euro potrebbe essere considerata come una misura monetaria (immissione di liquidità nel mercato) e anche avere conseguenze positive di rilancio degli investimenti, ma la compresenza di due monete sul mercato, una emessa dalla BCE) e l’altra emessa dal Tesoro della Repubblica Italiana comporta rischi di speculazione. La speculazione aggressiva potrebbe provocare il deprezzamento dei minibot e quindi il pagamento delle tasse con minibot svalutati rispetto al valore nominale.
I minibot sono quindi illegali perché immissione di liquidità monetaria non controllata dalla Banca Centrale e moneta alternativa all’Euro chiaramente fuori dalla legge istitutiva della moneta unica europea.
Sono pericolosi perché potenziale innesco di situazioni monetarie catastrofiche determinate dalla riduzione del volume di Euro necessario perché lo Stato possa coprire la restituzione del capitale e gli interessi sul debito sovrano agli investitori internazionali e portare al default.
lorenzo matteoli