QUOUSQUE TANDEM…ABUTERE PATIENTIA NOSTRA?

CATILINA

Lo spareggio tra Ursula  e Salvini continua. 
Meloni calma, riservata, chiede “sobrietà” riferendosi senza citarli agli eccessi di Salvini, e lavora per formare un governo  con personaggi di alto livello professionale. Non nasconde una certa preoccupazione, ma nel complesso mantiene il ruolo. Commette qualche errore nel rapporto con Mario Draghi e cerca di rimediare: ha accusato “ritardi” nella gestione del PNRR, ed è stata smentita da Von de Leyen. Ha dovuto palettare per sistemare la gaffe. L’avallo di Confindustria e di Coldiretti sono comunque due punti forti a suo favore.

Salvini si agita molto e con lui la sua base, propongono ministeri, chiedono una presenza “pesante” nel futuro governo, si comportano come se avessero vinto le elezioni. Tutta la figura della parrocchia salviniana della Lega è una evidente messa in scena faticosamente recitata. Un atteggiamento voluto e dettato dal segretario per nascondere la responsabilità, l’imbarazzo e la rabbia per la bruciante sconfitta del 25 settembre: perdere metà elettorato (8 milioni di voti) e far finta di aver vinto non è facile. La fatica si vede e le smagliature sono sempre più evidenti: la base seria, pragmatica è feroce nei confronti del segretario e la richiesta di cambiamento e dimissioni non viene sussurrata a mezza bocca, ma espressa a gran voce e senza riserve. Salvini è assediato e si difende aumentando l’arroganza e così facendo denuncia la sua fragilità.

Ha cercato di “logorare” Meloni, ma è lui che, nei toni eccessivi, nella ossessiva ripetizione di richieste insostenibili, nelle proposte volutamente provocatorie, dimostra di essere pericolosamente a sbalzo. Dalla base pragmatica-amministrativa della Lega l’accusa al segretario di avere commesso errori su errori e la richiesta esplicita di dimissioni è oramai un ritornello costante. Siamo oramai al punto in cui non si tratta di “se”, ma solo di “quando”. D’altra parte, non si è mai visto nella storia della Repubblica Italiana, un segretario di partito che abbia retto una catastrofe elettorale come quella che Salvini ha subito il 25 settembre.

Non si capisce ancora  come si potrà svolgere la liturgia per la formazione del governo se non viene risolto lo “spareggio” Meloni/Salvini. Ma si legge già che qualunque soluzione sarà amara per Salvini: nulla potrà mai essere consistente con le sue pretese e presunzioni e questo costituirà una tara permanente del futuro governo. Salvini sarà un problema continuo, probabilmente alleato con Berlusconi in una fronda logorante. 

È questa considerazione che spinge Letta a prevedere una fine rapida del futuro governo e quindi nuove elezioni. Una previsione che forse sottovaluta la “resilienza” e possibile durezza di Meloni e sopravaluta la pazienza della base pragmatica della Lega.

Quousque tandem …abutere patientia nostra.

Lorenzo Matteoli

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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