L’AEROPLANO RIPUBBLICATO IN OMAGGIO A RICHI FERRERO

Ripubblico in omaggio a Richi Ferrero questo “nanetto” della mia esperienza di “assessore”.

L’aeroplano una storia breve messa in scena dietro l’edificio delle Facoltà Umanistiche a Torino scritta e recitata da Richi Ferrero finanziata dall’assessorato “tempo libero, verde pubblico, impianti tecnici” della Citta di Torino…quando un Boeing catastrofò nel centro storico di Torino e pochissimi torinesi se ne accorsero… “quanto costa Ferrero questa cazzata?”…

Pubblicato da Scriptorium insieme ad altre storie in “Storie di ordinaria amministrazione oggi difficilissimo da trovare in libreria, Anzi impossibile.

L’Aereoplano
Mi avevano da poco spostato l’Assessorato nella nuova sede di Corso Ferrucci e occupavo uno splendido ufficio da megadirettore: si trattava infatti dell’ufficio occupato dal Direttore Generale della FIAT SpA prima che l’edificio venisse ceduto alla Città di Torino come compensazione della transazione per il nuovo centro direzionale di Corso Peschiera. Bagno personale, ingresso filtrato, moquette, boiserie, tre grandi finestre…… la sensazione gradevole degli uffici dei megadirettori. Certo non aveva nulla a che vedere con il mio ufficio di preside al Castello del Valentino: nella ‘camera del contratto’ con vista sul Po e sulla collina, volta decorata, stucchi, affreschi e damaschi, ma comunque un rispettabilissimo ufficio. Le segretarie parlano a bassa voce e chi entra non manca mai di notare la solida dignità dell’ambiente. Nell’atmosfera rarefatta e luminosa, affondato nella poltrona manageriale, stavo leggendo la corrispondenza, assaporando il ronzio del condizionatore quando vengo distratto da un robusto vociare nella segreteria, grane, penso, e, prima di qualunque spiegazione si apre la porta e compare un pellegrinaccio vestito di jeans e giaccone unto, scarpacce, bisaccia, barba semilunga, capelli semilunghi, acuto odore di tabacco fantasiosamente integrato e di sudore. Lo seguiva (o precedeva) un cane grasso, brizzolato marrone con qualche difficoltà nella mobilità del treno posteriore e l’atteggiamento sicuro del capo delegazione. Guardo sorpreso la mia segretaria Maria che, quasi scusandosi, cerca di moderare l’invasione del bifolco inquadrandola burocraticamente e annunciando …il signor Ferrero.

Dico: avanti, buongiorno, prego, si accomodi – dica, quale problema, cosa posso fare – il Ferrero si pone: sono Richi Ferrero.
Il cane conferma con sufficienza compunta.
Il tono era di chi dice: sono Vittorio Gassmann.
Piacere.
No, dico Ferrero quello di Gran Serraglio.

Sembrava avere in effetti attinenza con un serraglio, ma il dato non mi consentiva ancora di collocarlo nell’atlante dei soggetti che io avrei dovuto conoscere, cerco di prendere tempo mentre il cervello scorre rapidamente lo schedario senza molto successo. Qualcosa che aveva a che vedere con il teatro, ma niente di più preciso: intorno al mio Assessorato orbitavano ancora centinaia di questuanti e clienti della precedente gestione che sbarcavano il lunario proponendo ogni sorta di minestra buggerata sotto forma di ‘cultura espressiva’, ‘momento di aggregazione sociale’, ‘rottura dei moduli correnti’ con lo scopo fondamentale di portare via un po’ di soldi al Comune. Appartenevano alla indistinta galassia antropologica che va dagli sballati reduci di avventure post-sessantottare, attraversa il cattolicesimo da barricata e arriva ai margini della semirispettabile sbracatura del PCI di frangia. Accomunati, se non da riferimenti ideologici esprimibili in italiano corrente, certamente da identità culturale ineffabile e aleatoria e cementati da fame cronica e costituzionale. Creativi per necessità di sopravvivenza piuttosto che per professione. Io cercavo di individuarli, selezionare quelli potenzialmente utili e di consumare con atteggiamento ambiguo, tecniche dilatorie e di logoramento burocratico gli irrecuperabili. Dopo l’impatto iniziale si capiva che il Ferrero era dalla parte recuperabile dell’antropologia. Lo invito alla conversazione: il cane si distende chiaramente tranquillizzato. Ferrero si attrezza per una strategia di aggressione e persistenza: porco qui, difà, porco la, città di merda, tutti stronzi, tutti cagoni, si potrebbe fare questo, si potrebbe fare quello, nessuno ha il coraggio di pisciare, difà etc. etc.

Un repertorio corrente al quale ero ben preparato: l’importante è non lasciarsi coinvolgere anche se si condivide.

Il Ferrero si rende conto che deve sparare robusto, ma non ha ancora elaborato una strategia precisa. Dice che la sua specialità sono gli ‘allestimenti’: hai visto quello della droga, difà, in piazza Carlo Alberto davanti alla biblioteca. L’avevo visto, ma feci finta di ignorare. Io, dice il Ferrero, vorrei farne ancora più grandi, più pazzeschi, roba da sballo, difà.

Dico: scusi, cosa vorrebbe fare?
Un allestimento, difà, roba spaziale, la fine del mondo, da impazzire!
Dico: in cosa consisterebbe ?
Ferrero tace qualche secondo per creare la tensione sufficiente alla sparata che si appresta a fulminare.
Il cane rutta distruggendo la catarsi o, forse, è un segnale convenuto fra i due.

Ferrero mi guarda sui 30 gradi obliqui e, chinandosi in avanti, tira il colpo: unacatastrofeaerea, sibila veloce, in piazzale Aldo Moro, tuttimortimenouno, inscalaalvero, da impazzire, difà, costruisco un vero boeing e lo impiastro come se fosse caduto sul piazzale Aldo Moro, poi esce uno dalla carlinga fumante e dice:

Lascio scorrere la descrizione della messa in scena urbana per qualche minuto mentre cerco di capire se il soggetto ‘ci fa o c’è’. Poi decido che l’unica cosa e ‘vedere’.

Dico si va bene potrebbe essere interessante, ma quanto costa il giochino?
Ferrero mi guarda: evidentemente si domanda anche lui se io ‘ci faccio o ci sono’. Elabora in tempo reale qualche cifra per il cranio.
Moltiplica per due, aggiunge 100 e dice 240 milioni.

Divido per due, tolgo 100 e aggiungo 10 e dico: per 30 si può fare.

200 – 35 – 170 – 45 – 150 – 50 – 120 – 55 – 100 – 60 – 90 – 65 – 80 – 70 – 70. 
Merda è una rovina, non si può, difà, porco qui, porco la’,,,

Qualche mese dopo i Torinesi che passavano in via Sant’Ottavio vedevano sul Piazzale Aldo Moro la carlinga ricostruita del ‘boeing’ di Ferrero e tutte le sere per 20 giorni lo stesso Ferrero in un torrente di effetti sonori, luminosi, proiezioni e immagini usciva e raccontava il monologo del giornalista superstite, allontanandosi poi su una splendida Cadillac noleggiata che la sceneggiatura, sua, prevedeva come ‘deus ex machina’ per salvarlo da una fine altrimenti ingestibile teatralmente. Vale la pena ripercorrere qualche stralcio del testo che riporto in calce. Andai a vederlo per debito di Assessore responsabile e restai affascinato dal coraggio di Richi Ferrero e della sua banda di teatranti. Non per niente “quelli del Gran Serraglio”. L’atto era svolto puntualmente, con rigore e nei dettagli. Si capiva chiaramente che Ferrero recitava una ipotesi della futura autobiografia della vita che avrebbe voluto stare vivendo. Torino ignorò sovranamente la provocazione. In cambio venne un pulman da Milano e un pulman dalla Francia. Richi giura di averci rimesso una montagna di soldi, io non ho ancora capito se quei settanta milioni sono stati uno scialo di pubblico denaro o una eccezionale intuizione. Il parere di Richi non può contare, ovviamente. Negli ambienti di quelli che a Torino ‘contano’ (non in corso Marconi) del ‘boeing’ di Richi Ferrero ogni tanto si parla ancora.

L’anno dopo affidai a Richi Ferrero la regia dei fuochi d’artificio per la festa di San Giovanni e ancora l’anno successivo e poi ancora fino al 1992. Il Monte dei Cappuccini che scende nel Po con un brillante effetto laser, la battaglia tra il Principe del Fuoco e la principessa d’Acqua: tutte produzioni che avrebbero richiesto dal miliardo in su, ma che alla fine si facevano nell’ambito del feroce budget del San Giovanni. Più la militanza volontaria della banda del Gran Serraglio e dei suoi adepti (numerosissimi), con il professionale aiuto dei vigili del fuoco di Torino, guidati dal regista/sponsor (oggi pompiere honoris causa) Richi Ferrero.

Fuori dall’ironia: una serie di allestimenti di grande calibro per la regia e la sceneggiatura: forse per la prima volta dopo le grandi feste sul Po del 1700 Torino aveva modo di assistere a spettacoli di quella portata.

La Stampa il giorno dopo titolava: Traffico in tilt sui Murazzi.

Un classico dell’understatement torinese.

I torinesi rintronati dai botti, dall’amplificazione, dall’odore di cheddite e polvere nera, incastrati in un ingorgo di dimensioni epocali commentavano: l’autr’ani ma smiava pi bel, neh Gilda? I torinesi adottivi invece dicevano: ma smiasse ca fusse cchiu bel l’auc’iani, evvero Cammela , neh?

Forse un giorno riusciremo a realizzare un sogno ferreriano: una apocalittica battaglia tra una enorme scavatrice e una gru da 500 tonnellate, in un turbinio di trattori, scrapers e pale meccaniche mentre l’amplificazione da qualche milione di kilowatt spara la cavalcata delle valchirie o il bolero di Ravel, regia Ferrero/Spielberg, esclusiva mondiale della Sony, sponsorizzazione combinata del gruppo Mitsubishi e dei LLoyds di Londra. Contributo della Deutsche Bank.

I Torinesi, in overdose di adrenalina, attaccati alle bombolette di ossigeno da rianimazione, con i vestiti strappati dalle esplosioni dei fuochi d’artificio, bloccati per venti ore in un gorgo Piemonte, Lombardia, Liguria e Delfinato, impassibili, commenteranno: l’autr’ani a l’era pi bel, t’a smia co ti Gilda, neh?

Gli oriundi: ma smiasse ca fusse cchiu galuppu l’auc’iani, Rosalia evvero, neh ?
La Stampa il giorno dopo titolerà: ‘Traffico in tilt per i fuochi di San Giovanni, comunicazione di garanzia per il regista Ferrero’
Difà dico io, ti rendi conto Ferrero di merda che questa città è impossibile, porco qui, porco la!
Senti Assessore
 dirà il Ferrero,si potrebbe fare, hai in mente il Titanic, la naumachia, un naufragio nel Po, la Guerra del Golfo.
Quanto costa, Ferrero, questa cazzata?

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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Una risposta a L’AEROPLANO RIPUBBLICATO IN OMAGGIO A RICHI FERRERO

  1. Richi Ferrero ha detto:

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    div dir=”ltr”>la tua telefonata, giusta per andar per funghi, mi sta facendo vivere la giornata lunga e n

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