DUE LIBRI DI MARTHA GELLHORN

Martha Gellhorn reported on virtually every major world conflict that took place during her 60-year career. She was also the third wife of American novelist Ernest Hemingway, from 1940 to 1945. She died in 1998 by apparent suicide at the age of 89, ill and almost completely blind.[4] The Martha Gellhorn Prize for Journalism is named after her. 

Martha Ellis Gellhorn (8 November 1908 – 15 February 1998)[1] was an American novelist, travel writer, and journalist who is considered one of the great war correspondents of the 20th century.[2][3](da Wikipedia)

La mia generazione (1937) ricorda poco della II Guerra Mondiale, avevamo 6 anni nel 1943 a Milano sotto i bombardamenti (Inglesi) del mese di Agosto. Abbiamo ricordi più precisi dal 1944 in poi. L’8 Settembre, l’armistizio unilaterale di Cassibile, la liberazione da parte delle truppe ora alleate, la resistenza (aka Guerra Civile). Ma sono sempre i ricordi  sfilacciati di bambini.

Sulla guerra in Italia dopo lo sbarco in Sicilia e ad Anzio, fino alla liberazione di Roma, Firenze, Milano, Torino sappiamo pochissimo e quel poco è spesso deformato da narrazioni di parte. Lo stesso Giuseppe Conte ha dimostrato nel merito una crassa ignoranza incredibile per un ex presidente del CdM (cfr) e per un avvocato (??).

Per un resoconto completo della tragedia delle truppe italiane nell’Egeo dopo l’8 settembre vedi https://issuu.com/rivista.militare1/docs/bollettino-archivio-storico-marina/s/17896170.

Sono stati recentemente ripubblicati (2012 e 2018) due libri di Martha Gellhorn “Travels with myself and another” e “The face of War” che contengono alcuni dei suoi più importanti  articoli come corrispondente di Guerra.

Di particolare interesse per noi le corrispondenze dal fronte Italiano scritte mentre Martha Gellhorn risaliva la penisola insieme ai Polacchi, ai Canadesi, ai Neozelandesi che facevano parte dell’esercito “alleato”, mai dalle retrovie: sempre in prima linea.

L’Italia rurale, politicamente disinteressata quando non antifascista, le strade polverose della provincia, l’ospitalità dei contadini, sono descritte con attenzione e garbo. La guerra è raccontata senza riserve critiche.

I caduti dell’esercito alleato (60.000 Americani, 5500 canadesi, 45.000 Inglesi, 7000 Francesi, 2500 Polacchi, 450 Brasiliani sono morti nella campagna d’Italia della Seconda Guerra Mondiale**), le mine, la rappresaglia tedesca nei confronti dei “traditori” italiani, sono parte di una narrazione che alla nostra generazione è mancata completamente e con lei le implicazioni storiche, politiche, morali di una guerra “sbagliata” e mai veramente “metabolizzata” dall’opinione pubblica italiana.  ** Dati Encyclopedia Britannica

Di quella guerra non è rimasta traccia di “responsabilità” del fascismo, e l’evento è stato profondamente stravolto della versione privilegiata “resistenza” e dal silenzio sulla versione “guerra civile“.
È molto probabile che il rigurgito neofascista attuale sia una conseguenza della deformazione della narrazione storica  che è stata fatta della Seconda Guerra Mondiale: la celebrazione della “resistenza” ha in qualche modo cassato le responsabilità del regime fascista e della sua tragica agonia repubblichina di Salò.

La lettura delle corrispondenze di guerra di Martha Gellhorn consente di rimediare con 80 anni di ritardo alla lacuna storica della nostra generazione e di quelle successive, recuperando una oggettiva matrice etica/politica degli eventi di allora più che mai necessaria per una corretta valutazione del presente e dei suoi svolgimenti.

lorenzo matteoli

PS Del libro “The Face of War” segnalo il primo capitolo “The Paths of Glory” dove Martha Gellhorn racconta il processo di Norimberga con commenti che secondo me hanno una valenza storica. Riporto il commento su Lord Justice Geoffrey Lawrence, Presidente del Tribunale di Norimberga,

His voice was a symbol of what all civilized people want and mean by justice – something serene and unafraid and stronger than time. Something that will endure in honour:

” ....Hitler could not make aggressive wary himself. He had to have the cooperation of statesmen, military leaders, diplomats and businessmen. That they were assigned to their tasks by a dictator does not absolve therefrom responsibility of their acts.”

Il significato storico del Processo di Norimberga dovrebbe essere ricordato e riaffermato.

Leggendo le corrispondenze di Martha Gellhorn ho la certezza che l’importanza di quell’evento sia stata completamente dimenticata dalla mia e dalle generazioni successive alla mia. Le conseguenze di questa lacuna di memoria sono tragiche.

LM

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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Una risposta a DUE LIBRI DI MARTHA GELLHORN

  1. Claudia Caramanti ha detto:

    Grazie Lorenzo. Cercherò i due libri, molto interessante!!

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