Mi faccia un dicentrarchus labrax alla griglia.
Lorenzo Matteoli
4 Maggio 2014
Con riferimento alla recente trasmissione televisiva “Virus” e all’episodio della pescheria di Foligno multata per 1300 Euro dalla Guardia Forestale per non avere indicato sulle cassette il nome scientifico (i.e. latino secondo Linneo) del pesce in vendita, mi chiedo se qualcuno si sia dato la pena di verificare il contenuto della norma europea che specifica chiaramente che la denominazione scientifica è “facoltativa” per la vendita al dettaglio. Ovviamente nessuno.
Ha sbagliato la Forestale a multare il dettagliante di Foligno come hanno sbagliato tutte le altre autorità che per il medesimo motivo hanno multato altri dettaglianti ed è una colpevole lacuna che la burocrazia così pronta a estorcere e a punire sia molto meno pronta nel documentarsi sull’effettivo portato delle norme che deve fare applicare.
Anche i giornalisti della trasmissione Virus avrebbero dovuto documentarsi prima di imbastire la canizza: il dovere di informare correttamente il pubblico è stato volgarmente tradito da questa altra categoria di ignoranti professionisti e strapagati televisivi.
I motivi della norma di etichettatura CE, peraltro macchinosa e inutilmente complicata, sono quelli di consentire il riconoscimento e la tracciabilità delle specie ittiche di varia provenienza vendute sui mercati europei, cosa che non è sempre possibile con i nomi “volgari” dei pesci. (ad esempio ecco alcuni nomi italiani in francese e in latino secondo Linneo: orata = dorade commune = sparus aurata, pesce spada = espadon = xiphias gladius, scorfano = rascasse = scorpaena scrofa, spigola = bar = dicentrarchus labrax, sgombro = maquerau = scomber scombrus, triglia di scoglio = surmulet = mullus surmuletus). Lo scopo è ovviamente quello di evitare speculazioni merceologiche e vendere pesciacci schifosi come se fossero pesci prelibati.
Sono stati sufficienti 5 minuti di Google per trovare la norma Europea, che peraltro è anche riferita a norme nazionali italiane, e per trovare il documento della CE nel quale è chiaramente specificato che la indicazione della denominazione scientifica è facoltativa per la vendita al dettaglio.
Cinque minuti che sarebbero stati doverosi per i burocrati italiani della Guardia Forestale e per i giornalisti di Virus. Ma la cultura burocratica fiscale della Guardia Forestale ha preferito la linea punitiva ed esosa (che costerà cara al contribuente) e l’arrogante pigrizia dei giornalisti di Virus ha preferito la canizza becera alla seria documentazione.